Rigoletto alla Royal Opera House

Una geniale lettura e difficile regia di Mc Vicar per l'opera di Verdi

Il Rigoletto nudo e crudo di David Mc Vicar conquista il Covent Garden grazie a un’atmosfera cupa e violenta capace di enfatizzare la spietatezza del potere.
La traduzione letterale del capolavoro verdiano da parte del visionario regista scozzese torna sul palcoscenico londinese senza essere sorretta in dinamicità dalla conduzione di Gardiner.

L’opera simbolo del romanticismo italiano

Dopo il successo internazionale del Rigoletto londinese, il Covent Garden riporta in scena il capolavoro verdiano affidato al quarantenne regista di Glasgow David Mc Vicar con un nuovo cast e la conduzione di Sir John Gardiner. Tuttora amatissimo in Italia e all’estero, il Rigoletto composto per la Fenice nel 1851 ha segnato la svolta artistica per Giuseppe Verdi, proiettando il melodramma italiano fuori dagli schematismi rossiniani verso il maturo romanticismo europeo. Tratto dallo scandaloso romanzo Le Roi s’amuse di Victor Hugo sulla vita dissipata di Francesco I, l’opera del compositore italiano assume invece una solennità universale, descrivendo la tragedia d’un padre schiacciato dal potere e dalla propria furia vendicativa.

Una reggia violenta, un mondo spietato

La collocazione a una corte principesca tardorinascimentale, quella del lussurioso Francesco IV Gonzaga, è rispettata appieno da Mc Vicar che sembra volerla estremizzare. Entro la scenografia cupa di Vale trionfano i colori satinati dei costumi abbondanti della McCallin, rendendo l’atmosfera dei banchetti immortalati nelle tele del Veronese. La festa alla reggia si trasforma in un’orgia violenta, dove la sopraffazione sessuale diventa espressione del potere assoluto del Duca, incarnato dal trono quale unico oggetto di scena. Rigoletto travestito da satiro zoppicante orchestra stupri e tranelli adirando l’ira dei cortigiani, di cui cadrà presto vittima la stessa figlia del buffone. Una volta sopraffatta, Gilda appare cadaverica e sconvolta rispecchiando la fragilità femminile prede della venazione egoista del Duca. La messa in scena violenta di Mc Vicar fa perdere all’opera verdiana il contrasto fra comicità e tragedia, conquistando però la cruda dimensione storica.

Cast sottotono e una conduzione dalle dinamiche contrastanti

La geniale lettura e difficile regia di Mc Vicar presuppone una notevole energia interpretativa e canora che solo Meli nel ruolo del Duca pare in grado di fornire, dimostrandosi un tenore drammatico esperto. La voce chiara e potente rende appieno gli sbalzi umorali in partitura, dalla disperazione di “Ella mi fu rapita” all’ironia di “Un dì se ben rammentomi”. Platanias come Rigoletto pecca di monotonia, specie su “Cortigiani, vil razza dannata”, dove traspare l’incapacità di dare corpo alla complessità psicologica del personaggio. Seppur vocalmente precisa, anche la soprano Siurina non riesce a donare la giusta profondità ai sentimenti di Gilda. Il volume è debole, quasi senza sostegno, e negli assieme dell’ultimo atto è coperta da Maddalena e Sparafucile, interpretati in maniera convincente dalla Rice e da Rose. Assai altalenante la conduzione di Gardiner, che sbaglia a estremizzare i tempi metronomici: i lenti sono ingessati, i presto troppo frenetici. Gli interventi del coro, spinti in chiave comica dall’enfasi sugli staccati, risultano infine troppo slegati e intermittenti. Il pubblico londinese, tuttavia, premia la messa in scena complessiva con calorosi applausi conclusivi.

musica di Giuseppe Verdi | libretto di Francesco Maria Piave
Royal Opera House – 30/03 e 21/04/2012
Cast & Credits
direttore: Sir John Gardiner
regia: David Mc Vicar
scene: Michael Vale
costumi: Tanya McCallin
light designer: Paule Constable
Rigoletto: Dimitri Platanias
_ Gilda: Ekaterina Siurina
_ Duca di Mantova: Francesco Meli
_ Monterone: Gianfranco Montresor
_ Maddalena: Christine Rice
_ Sparafucile: Matthew Rose
_ Giovanna: Elizabeth Sikora
Orchestra e Coro del Royal Opera House