“Rossovermiglio” di Benedetta Cibrario
Opera prima e Premio Capiello 2008. Un’accoppiata notevole per una scrittrice da poco “piovuta sul pianeta letterario”, un libro forte, piacevole, ma che non manca di darci quello che si richiede ad un’opera di narrativa: emozioni. Sarà che è stato un caso letterario, sarà che molti lo hanno considerato un libro per sole donne e da queste portato all’attenzione, ma la verità è che il libro della Cibrario è adatto a qualsiasi pubblico.
Affascinante nell’ambientazione, partenza fondamentale per un libro, che raccoglie parecchi anni di vita italiana, dalla Torino aristocratica degli Anni Venti al dopoguerra sanguinoso e difficile per tutti, ma da tutti vissuto in maniera personale.
La protagonista, ventenne di ottima famiglia, deve scegliere il proprio marito tra una lista di cinque canditati; il prescelto risulterà un uomo di qualche anno più vecchio di lei, ovviamente di buona famiglia anch’esso, e con una nota particolarmente positiva, l’interesse per i cavalli. E’ così che, verso la fine del 1928 la giovane e inesperta ragazza appassionata di equitazione, sposa il conte Villaforesta e inizia i suoi obblighi di moglie, presto sgraditi, dato anche il disinteresse del marito nei suoi confronti.
Dopo anni di matrimonio la separazione, causata da una relazione extraconiugale del marito e, almeno in parte, dall’incontro con Trott, affascinante “uomo di mondo”, frequentatore dei migliori salotti europei per il quale scoppierà una passione destinata ad essere burrascosa e difficile. “Ci incontrammo in casa dei Passerano, ma sarebbe più esatto dire ci scontrammo, tale fu la violenza dell’emozione che provai nel rivederlo. Emozione cui ero, del resto totalmente impreparata”.
Sarà anche questo che la spingerà non solo a lasciare il marito, ma ad andarsene da Torino, città dove aveva tutto tranne che la felicità, per trasferirsi in Toscana, in una tenuta vinta dal padre al gioco e lasciatale dal fratello morto in Africa: la Bandita.
Qui inizia la sua seconda vita, nella quale riapparirà Trott, dedicata alla terra, alla coltivazione della vite e alla produzione del Rossovermiglio, vino col tempo apprezzato, inestimabile vanto. Sarà una vita all’apparenza tranquilla, nella realtà complicata almeno quanto il periodo torinese.
La scrittura della Cibrario è ingannevole, non è raffinata, smussata o elegante, ma si capisce che l’inchiostro che vediamo sulla carta è precisamente quello che la scrittrice vuole dirci, insomma, non ci sono orpelli inutili. Però, per il lettore abituato all’eleganza di altri scrittori può risultare un po’ troppo semplice. Non è così: è graffiante, fatta di periodi brevi ma colmi di significati, quasi un flusso di coscienza portato avanti più dalle riflessioni che dai fatti reali. Proprio per questo non si pone come un’ eccentrica o un’ intellettuale: è una scrittrice alla sua opera prima, un lavoro ben fatto, piacevole, da leggere.
Benedetta Cibrario, Rossovermiglio, Feltrinelli, 2007, pag. 216, euro 15,00.