“Senza titolo” è il nuovo album di Luca Carboni. Arriva a distanza di cinque anni da “Le band si sciolgono”.
Lo stile di Carboni è riconoscibile fin dalla traccia di apertura Non finisce mica il mondo. Minimale, scarno, popolare a suo modo, Senza titolo è un disco che lascia lievi tracce dentro l’ascoltatore ed emozioni leggere, quasi sfiorate, ma non per questo meno profonde.
Senza strade e Madre raccontano i rapporti tra un padre e una madre e il figlio in maniera toccante. Provincia d’Italia si perde nella nostalgia di una parte del nostro Paese che sta scomparendo. Non mancano un’aperta critica alla società di Riccione-Alexanderplatz e la semplicità e l’immediatezza di Fare le valigie e Cazzo com’è bello l’amore. Quasi sottovoce, Carboni descrive un mondo privato, intimo senza rinunciare alle caratteristiche del pop.
NonSoloCinema ha intervistato Luca Carboni per capire meglio com’è nato Senza titolo.
NSC: A cinque anni dall’ultimo album di inediti Le band si sciolgono, esce Senza titolo. Cosa l’ha spinta a tornare a scrivere nuovi brani e a tornare in studio?
L.C: Ciclicamente, ogni due o tre anni, sento di colpo l’urgenza di raccontare nuove storie. Sono passati 5 anni dal lavoro precedente, e in mezzo c’è stato un momento stimolante: il disco di cover. Questo mi ha dato nuovi stimoli, così finito il tour ho cominciato a buttare giù nuovo materiale. Di solito mi piace mettermi lì e far nascere un nuovo disco da zero, come se le canzoni fossero capitoli di un romanzo.
NSC: I testi di Senza titolo si dividono tra temi personali, come l’amore e la voglia di andare oltre i limiti imposti, e temi più sociali. Dove ha trovato l’ispirazione per queste canzoni?
L.C.: I miei album sono fatti di canzoni che nascono dall’osservazione di me stesso e degli altri, e quindi sono legati anche al sociale. Quello che racconto non è sganciato da quello che vivo. Per esempio il brano di apertura Non finisce mica il mondo è figlio del sentire di vivere in una società che ti dà molti mezzi, ma che toglie molta libertà. Mentre Riccione-Alexanderplatz critica la mia generazione, ma anche alla società del dopo caduta del muro di Berlino. Questo album racconta me stesso adesso, lo sento molto contemporaneo. È figlio di nuove esperienze, come quella di vivere in montagna nell’Appennino bolognese. Questo mi ha fatto capire che le nostre vite possono cambiare ed essere aperte a nuove esperienze, che possiamo osare dei cambiamenti radicali che ci diano stimoli.
NSC: I testi e le musiche anche nell’ultimo lavoro sono molto minimalisti ed essenziali e sembrano scontrarsi con il muro sonoro creato nella maggior parte dei brani pop e rock attuali. Qual è il suo rapporto con la musica prodotta in Italia?
L.C.: Dagli anni Ottanta ho iniziato a fare musica e a raccontare le storie come le sentivo io. Ci sono stati momenti in cui la musica era meno minimalista di quello che facevo io, e, da ascoltatore, mi piacevano anche delle cose fatte in questo modo, ma il mio modo raccontare l’ho sempre sentito così. Mi piace l’idea di una musica piccola, costruita con tanti elementi, ma che non domina sulla canzone e sulle parole.
NSC: Pensa sia cambiato il suo modo di fare musica in questi anni?
L:C: Il mio modo di fare musica è cambiato, si è aperto alle influenze esterne, ma lo spirito con cui affronto la musica non è cambiato. Sono cambiati gli strumenti, le tecnologie, è bello scoprire cose nuove. Amo mettere nei dischi sonorità elettroniche, che non c’erano negli anni Ottanta.
NSC: Ha abituato i suoi fan al silenzio e anche ad andare oltre la musica, pubblicando il libro Autoritratto nel 2004, e collaborando con il regista Marco Pavone nei suoi videoclip di animazione. Che tipo di rapporto ha con il suo pubblico?
L.C.: Con il pubblico penso di avere un buon rapporto. In più di vent’anni di musica siamo cresciuti insieme. Sono più compagni di viaggio che fan. Siamo passati insieme dall’essere ragazzi, all’essere adulti, genitori.
NSC: Il 7 dicembre inizierà il tour. Che tipo di concerto possiamo aspettarci?
L.C.: Sto già facendo le prove per i nuovi arrangiamenti. Il tour sarà come avere due concerti in uno. Il teatro ti permette di giocare con le dinamiche, con i piani e i forti. Ci sarà una parte unplugged, con arrangiamenti minimali e ci sarà una parte più esplosiva, carica di musicalità elettriche e elettroniche.
Senza titolo – tracklist
Non finisce mica il mondo
Provincia d’Italia
Fare le valigie
Per tutto il tempo
Cazzo che bello l’amore
Senza strade
Riccione-Alexander Platz
Liberi di andare
Una lacrima
Madre
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