SERGEI RACHMANINOV: L’ULTIMO DEI ROMANTICI

Andsnes e Pappano eseguono magistralmente i primi due concerti per pianoforte

Sergei Rachmaninov (1873 – 1943) è balzato alla ribalta nel 1996 grazie al film “Shine”, pellicola che narrava la vita del pianista virtuoso David Helfgott ossessionato dalla allucinante e vertiginosa difficoltà del terzo concerto del compositore russo: il “Rach 3”.

Forse il terzo concerto è molto probabilmente il più difficile e trascendentale dei quattro composti da Rachmaninov ma nella registrazione proposta dalla EMI il pianista Leiv Ove Andsnes ci invita a seguirlo nei sentieri altrettanto sinuosi dei primi due: il n. 1 in fa diesis minore e il n. 2, il più celebre, in do minore.
Entrambe le partiture presentano un grado di difficoltà elevatissimo per il solista, e questo non ci potrà stupire se è vero che Rachmaninov fu considerato come uno dei più grandi, e forse il più completo, dei pianisti che mai siano esistiti. Egli stesso ci ha lasciato numerose testimonianze delle sue performance pianistiche, anche eseguendo musiche di altri compositori, accompagnato dalla Philadelphia Orchestra diretta da Eugene Ormandy.
In questo CD invece sono presenti i Berliner Philharmoniker guidati per l’occasione da un’ospite d’eccezione: Antonio Pappano, il nuovo direttore musicale dell’orchestra dell’Accademia Musicale di Santa Cecilia in Roma.

Il concerto in do minore, completato nel 1901, fu il frutto di una terapia psichiatrica cui Sergei Vassilevic si sottopose all’inizio del 1900 per curare una drammatica agrafia. Egli inoltre soffriva frequentemente anche di crisi depressive, che spesso curava rifugiandosi in campagna in compagnia della moglie e facendosi curare dal suo ipnologo Nicolai Dahl. Il terzo concerto ad esempio nacque in occasione di un felice periodo nel quale il pianista, invitato a comporre una nuova partitura per l’Orchestra Sinfonica di New York, si rilassò cercando l’ispirazione attraverso il lavoro agreste, mungendo le mucche e rovistando il fieno nella tranquillità della sua dacia.

Il secondo concerto egli lo dedicò proprio al suo ipnologo e, come dai più è stato sottolineato, qualche cosa di ipnotico nella partitura è sicuramente avvertibile. La fantasia del compositore presenta una suadenza vagamente narcotica, coinvolgente già dagli accordi del pianoforte solo che introducono il celeberrimo tema del primo movimento. Ancora più sdolcinato è l’”Adagio sostenuto”, simile quasi ad una colonna sonora. E’ musica da sentire e da “vedere”. La fantasia dell’ascoltatore non può rimanere inerte, prima di lasciare spazio al grandioso e orientaleggiante movimento conclusivo, l’”Allegro scherzando”.

E’ noto a tutti il solerte, spesso confuso e distorto, uso cinematografico dell’universo sonoro che compone il mondo rachmaninoviano – l’incontro più fruttuoso a questo proposito fu quello dello stesso Concerto n. 2 con la pellicola “Breve incontro” (1945) di David Lean – che portò alla realizzazione di trascrizioni in forma “leggera” dei singoli movimenti della medesima partitura, selezionate con particolare cura anche dal pubblico più affezionato ai juke-box.

Ma è innegabile che la storia della letteratura di colonne sonore senza musicisti come Mahler, Strauss, Puccini e lo stesso Rachmaninov non sarebbe stata come oggi la conosciamo. Grande impulso viene proprio dal musicista russo, cittadino statunitense e residente a Beverly Hills negli ultimi due anni della sua vita, il quale si permise il lusso di regalare alla capitale del cinema il modello sonoro da accompagnare ai suoi sogni in celluloide.
L’esecuzione di Leif Ove Andsnes è al livello di quelle conosciutissime di Vladimir Ashkenazi. Alla fine non si può non balzare in piedi ed acclamare in un applauso solista ed orchestra, ancor più apprezzabili proprio perché l’esecuzione del secondo concerto è registrata dal vivo alla Philharmonie di Berlino il 3 e 4 giugno del 2005.

Di rilievo anche l’interpretazione del n. 1, ma il piatto forte rimane sempre il concerto n. 2 in do minore. Da ascoltare per far riemergere la capacità, che ciascuno di noi possiede, di stupirci ed emozionarci.

Sergei Rachmaninov
Piano Concerto No. 1 in F sharp minor Op 1
Piano Concerto No 2 in C minor Op. 18
Leif Ove Andsnes piano
Berliner Philharmoniker
Antonio Pappano
Siti internet:
www.emiclassics.com
www.andsnes.com