“Sex and The City” di Michael Patrick King

Quel che rimane del glamour-sexy di NY

Sono passati tre anni da quando Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha hanno messo la testa a partito. Niente più sesso occasionale o relazioni autodistruttive: solo rassicuranti rapporti di coppia, i quali, dall’ultima puntata della serie ad oggi, sembrano ogni giorno più favolosi. Ma quando Carrie decide di sposare lo scapolo più inossidabile di New York, già da qualche anno suo compagno, le cose vanno a rotoli: non è per nulla facile mantenere la propria semplice felicità in una città che ha ormai complicato ogni tipo di contatto umano.

A dieci anni dalla messa in onda della serie tv più irriverente, spiritosa e trasgressiva mai vista, arrivano al cinema le vicende delle quattro newyorkesi che hanno successo in tutto tranne che nelle questioni di cuore. Carrie, la giornalista che tiene una rubrica sul New York Star in cui parla delle relazioni e delle deviazioni sentimental-sessuali che investono le donne sole della Grande Mela, dopo avere inseguito per ben sei serie il suo Principe Azzurro (degno di qualche riserva), Mr Big,
affronta il difficile passo del matrimonio: evento sociale ed economico o sogno che si realizza? Nel frattempo le sue amiche di sempre scoprono le gioie e i dolori della vita di coppia: Miranda viene a conoscenza del tradimento di Steve, Charlotte riesce finalmente a rimanere incinta e Samantha…beh, lei forse non è fatta per i rapporti a due.

Si trattava di uno dei film più attesi dell’anno. La serie tv ha fatto storcere il naso, indignare, sorridere o appassionare milioni di spettatori grazie a quella particolare miscela di sesso raccontato senza giri di parole, di ironia e di sentimentalismo intelligente. Ora l’opera di Michael Patrick King pone davvero la parola “fine” a qualunque dubbio rimasto attorno allo svolgimento di tali vicende. Benché vada ricordato che un film che utilizza un materiale sterminato e potenzialmente inesauribile come quello di un serial può non finire mai di raccontare.

Sex and The City ci pone però di fronte a delle nuove tematiche, rispetto a quelle a cui ci eravamo abituati durante la mezz’ora rituale davanti alla televisione: prima fra tutte, quella del matrimonio. L’unione “per sempre” era stata dalle quattro ragazze single sempre un po’ sbeffeggiata e minimizzata: ma nel corso degli anni si era rivelata l’unica davvero importante. Ed ecco che è diventata la chiave di volta dell’episodio conclusivo.
Carrie, che non aveva mai creduto al matrimonio e aveva sempre scritto guardando il mondo con occhio cinico, abbandona nel film parte di ciò che lo spettatore si era abituato a aspettarsi da lei. Non è un male; è solo una parziale metamorfosi. Non è più giornalista ma scrittrice di professione, non passa da un uomo ad un altro tentando di capire l’universo maschile. Rimane però un’inguaribile patita della moda e della vita mondana.
Anche la New York presentata sullo schermo è ben differente da come veniva descritta nelle prime puntate. Da “sporca” e caratterizzata da un’eleganza solo finta, che nascondeva una serie di rapporti di potere (anche durante i rapporti sessuali) portatori di inevitabile frustrazione, è ora un luogo sicuro, scintillante, dove niente è fuori posto.

Solo una cosa può mancare davvero al fan accanito del serial: l’ironia di Carrie, che descriveva ogni situazione con una serie di battute, doppi sensi e giochi da parole tanto azzeccati da colorare questa rappresentazione fittizia di vera partecipazione emotiva.

Il film assume a momenti un tono troppo melodrammatico e lezioso, sovraccaricando le sequenze di vestiti e feste e sottovalutando il potere di una buona parolaccia. Ma non è il caso di dispiacersi: se chiaramente Sex and The City risulta essere un’operazione commerciale più che un’opera d’arte cinematografica (dopotutto il finale del serial era così bello e coerente da potersi interrompere lì senza rischio di scontentare il pubblico), rimangono anche delle particolarità che non in tutti i film (e tanto meno nei telefilm) si vedono: un nudo integrale maschile ad esempio, simile a quello che già era apparso nel serial (e che, nel bene e nel male, ha segnato un passo importante nella storia della tv). Inoltre, il ritorno al nudo (quasi integrale) di tutte le attrici, le cui apparizioni senza veli erano andate scomparendo con il decollare del programma.

Un’opera comunque divertente e spassosa, piena di citazioni, allusioni e battute, con delle attrici sempre molto in forma (e con il ritorno di tutti i personaggi principali). Sarah Jessica Parker, anche produttrice, ha visto giusto. E questo ritorno della sua Carrie, oltre ad aver dato un ultimo momento di godimento agli spettatori che l’avevano seguita per anni, si è meritato un buon successo.