Ai tempi del liceo, Rose era la ragazza più popolare della scuola: cheerleader e fidanzata col ragazzo più ambito. Ora invece le cose non vanno molto bene: madre single, lavora in un’impresa di pulizie e ha una relazione con l’ex fidanzato che nel frattempo ha sposato un’altra donna. La svolta della sua vita può arrivare quando si mette in società con la sorella per occuparsi di un’attività poco nota ma molto redditizia: pulire le scene dei crimini. In questo modo, però, le due protagoniste, entrando in contatto con casi morte violenta, dovranno rifare i conti con la ferita non rimarginata del suicidio della madre.
Sunshine cleaning – con la sua simpatia per i personaggi sconfitti e marginali e con il suo interesse per la morte – è un lontano figlio dei toni e dei temi introdotti nel cinema americano da Harold & Maude. È un film che, affrontando fin dalle prime inquadrature il tema delle differenze sociali e della competizione, sta dalla parte dei perdenti – ironicamente potremmo dire che è un film all’insegna dello “sfigati di tutto il mondo unitevi” o dello “sfigato è bello” (il figlio di Rose alla fine esibisce orgoglioso il tatuaggio con la scritta “Piccolo bastardo”, ribaltando il senso dell’insulto ricevuto dai compagni di scuola). Invero, il film rimane un po’ in bilico fra l’attrazione per i perdenti, e quindi la volontà di mostrare l’altra faccia del sogno americano, e il bisogno di edulcorare (attraverso facili risoluzioni) le loro storie – un po’ troppo facile è il modo in cui le protagoniste si mettono in affari e un po’ troppo facile è il modo in cui il padre di Rose alla fine risolve le cose, consentendo alla figlia di riprendere l’attività.
La sceneggiatura di Sunshine cleaning ha alcune cadute in scene troppo dimostrative (come ad esempio quella in cui la moglie dell’amante di Rose sputa in faccia a quest’ultima il suo senso di superiorità) e in scene che non riescono ad essere profonde e poetiche come vorrebbero (le chiamate via radio al paradiso). E, furbescamente, utilizza ingredienti che sanno di cliché: i produttori del film sono gli stessi di Little Miss Sunshine e il nonno un po’ tocco e un po’ filosofo viene da quello stampo (anche l’interprete, Alan Arkin, è lo stesso), così come modellato sullo stesso stampo è il rapporto tra questo personaggio e il bambino.
D’altra parte, il film conta però su due attrici notevoli (Amy Adams e Emily Blunt) che sanno dare profondità e credibilità alle due protagoniste, anche laddove lo script traballa e ha una regia che riesce a trovare la misura giusta in scene non facili (il ricordo della madre morta, ad esempio). Il finale, poi, pur nella prevalenza di esiti ottimistici e consolatori, lascia comunque aperti e irrisolti alcuni nodi, così da conservare un po’ di gusto amarognolo.
Titolo originale: Sunshine cleaning
Nazione: USA
Anno: 2008
Genere: Commedia
Durata: 91’
Regia: Christine Jeffs
Cast: Amy Adams, Emily Blunt, Alan Arkin, Jason Spevack, Steve Zahn, Mary Lynn Rajskub, Clifton Collins jr., Eric Christian Olsen, Kevin Chapman, Judith Jones, Lois Geary, Maddie Corman
Produzione: Back Lot Pictures, Big Beach Films, Clean Sweep Productions
Distribuzione: Videa – C.D.E.
Data di uscita: 9 Aprile 2010 (cinema)