Quella del venerdì è ormai da anni la serata dedicata ai grandi successi che hanno fatto la fortuna del Festival. La chiamano Sanremo Story. E bisogna dire che i quattordici artisti che si sono avvicendati sul palco dell’Ariston questa sera hanno (quasi tutti) degnamente onorato i loro predecessori.
A trionfare, ancora una volta, Elio e le Storie Tese che, anticipati da un Rocco Siffredi impegnato nella lettura di una poesia di Prévert, hanno intonato Un bacio piccolissimo, per l’occasione suonata con degli strumenti in versione “mini”. Follia e genialità.
Altra esibizione particolarmente riuscita, almeno per chi scrive, quella di Daniele Silvestri con Piazza Grande. Certo, voce cedevole non aiutata da un’emozione tangibile e la versione originale è distante anni luce. Ma comunque un omaggio onesto, asciutto.
E un discorso simile lo si potrebbe fare con Simone Cristicchi, che si è cimentato con Canzone per te di Sergio Endrigo.
Completamente da dimenticare la coppia Annalisa – Emma e la loro sguaiatissima versione di Per Elisa. E a dir la verità si sarebbe fatto volentieri a meno anche della napoletana Maria Nazionale. Alle prese con Perdere l’amore, of course.
Ma a tirare su le sorti dell’Italia e a farci capire che forse non siamo ineluttabilmente abbandonati a questo bieco provincialismo c’ha pensato il genio di Stefano Bollani. E intanto non è fantasia immaginare un Giovanni Allevi disperato davanti alla tv a chiedersi dov’è che ha sbagliato lui nella vita. Da brividi il duetto tra Bollani e l’immenso Caetano Veloso.
Ma i grandi ospiti si può dire siano stati la vera ricchezza di questa serata: uno su tutti, l’eccezionale chitarrista jazz Franco Cerri, che ha accompagnato Peter Cincotti e Simona Molinari in una versione di Tua dalla grande eleganza e raffinatezza.
Ma questa è stata anche la serata finale della gara tra i giovani. A contendersi il primo posto, Antonio Maggio, Ilaria Porceddu, Renzo Rubino e i Blastema. Inutile nascondere il mio tifo per gli ultimi due. Ma alla fine la medaglia d’oro se l’è aggiudicata Antonio Maggio, ex Aram Quartet, con la sua assai banale Mi servirebbe sapere. A Il Cile, e alla sua Le parole non servono più, invece, è andato il premio per il miglior testo, deciso dalla giuria di qualità. E ancora a Renzo Rubino, per la sua Il postino (amami uomo), il premio della critica per la sezione Giovani.
Nella foto Daniele Silvestri
Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio