L’ingresso a teatro è sempre un bel momento – si lascia il freddo, ci si siede su comode poltrone e si attende l’inizio dello spettacolo sfogliando depliants e programmi – ma questa volta, in aggiunta, porta con sé diverse sensazioni: la curiosità e l’eccitazione dovute alla strana disposizione del pubblico all’altezza del palco del teatro Goldoni e a pochi passi dagli attori; il disagio provocato da tre grandi schermi, posti a mò di quadri, dai quali tre volti scrutano il pubblico con aria angosciata; e un po’ di spavento, al pensiero della durata inusuale dello spettacolo.
La scelta di affidare ogni capitolo ad un autore dà vita ad un ben riuscito ed eterogeneo patchwork di registri, lingue e mezzi espressivi – teatro, danza, canto e video. Anche i molti dialoghi colpiscono soprattutto per la loro diversità: sì va dall’eloquio elegante e sapiente di Eumolpo (lo stesso Verdastro) nella Pinacoteca al latino maccheronico della spietata Quartilla (Tamara Balducci) sacerdotessa di Priapo, al genuino romanesco dei giovani Encolpio (Giuseppe Sangiorgi e Alessandro Schiavo), Ascilto (Marco de Gaudio) e Gitone (Marco de Gaudio e Luigi Pisani), senza contare le costanti discese in un umorismo dei più osceni: non dimentichiamo che il Satyricon è prima di tutto un sonoro sberleffo all’amore puro celebrato dal romanzo greco, e decisamente poco credibile nella degenerazione della Roma del tempo, di cui si fanno esempi viventi i tre giovani protagonisti.
Anche se ogni capitolo è uno spettacolo indipendente e ben riuscito per sé stesso, il capitolo La Cena del Nulla è il momento centrale, in cui si concentrano le scene più complesse e spassose : le presentazioni degli ex-liberti ora arricchiti Trimalcione e la moglie Fortunata, nella mirabile interpretazione dello stesso regista Verdastro, in una arditissima mise di paillettes rosa e tacchi, seguito da un coro di pettegolezzi dei commensali, su tutti quelli del servo dalla voce civettuola (sempre Sangiorgi),e dal racconto del lupo mannaro di Agamennone (Andrea Macaluso), proprietario di una “Clinic” per giovani rampolli disadattati ; il tutto, immerso in un’originale scenografia di specchi circondati da disgustosi piatti pieni di avanzi di cibo.
La conclusione, al contrario, si rivela delicata e poetica, divisa tra il naufragio di Encolpio e Gitone, che affrontano spossati un nuovo inizio nel primo Anno di grazia post naufragium, e l’ultimo monologo di Eumolpo, non più in carne e ossa ma proiettato sullo sfondo.
Ricordiamo, oltre ai già citati,gli attori Valentina Grasso nel ruolo della piccola Pannuchis, Giusi Merli nel ruolo dell’Ancilla ancillae Psiche e Silvio Benedetto e Francesca Della Monica.
Info:
www.teatrostabileveneto.it