Scrittori triestini, isontini, istriani e dalmati

Millequattrocento autori in un Dizionario edito da Hammerle di Trieste

Dopo oltre tre anni di certosino lavoro e meticolosa ricerca negli archivi, su internet e nelle biblioteche è uscito per Hammerle Editori e su iniziativa del Pen Trieste il “Dizionario degli autori di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia”.

Si tratta della prima opera che cerca di offrire una panoramica il più possibile completa su tutti gli autori che dal XIII secolo a oggi hanno contribuito con i loro scritti a forgiare la cultura di questi territori. A idearlo furono l’attuale direttore del mensile “Trieste Artecultura” Walter Chiereghin e lo scrittore, poeta ed editore Claudio H. Martelli, scomparso nel 2011, che già aveva dato alle stampe un preziosissimo “Dizionario degli artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia”.

Chiereghin ne ha raccolto l’eredità, riunendo in un corposo volume oltre 1400 autori; non si è trattato di un lavoro facile, perché il territorio preso in esame è etnicamente e linguisticamente complesso: “Considerare solo gli autori che hanno scritto in italiano – ci ha detto – sarebbe stato fare un torto a questa nostra peculiarità. Anche in un territorio piccolo come l’Isontino si è scritto in una straordinaria pluralità di lingue e dialetti. Ho cercato perciò di dare conto di tutte le sfumature linguistiche, includendo anche scrittori la cui lingua non era neppure contemplata nel nostro territorio, vedi il caso celebre di James Joyce o quello meno noto di Richard Francis Burton”.

Poeti, narratori, saggisti, ma anche memorialisti, storici, glottologi, filosofi, politici ed ecclesiastici: tutte personalità che, ciascuna nella propria lingua, hanno costruito la cultura di quest’area geografica. L’ambito dunque di questo poderoso lavoro risulta ben più ampio di quello strettamente letterario, e ciò, secondo l’autore, perché la scelta adottata – estremamente più impegnativa – è invece quella di dare documentazione, almeno quella di base, a personalità che in qualche maniera hanno contribuito a partire dal Duecento o contribuiscono tuttora a forgiare la cultura più o meno condivisa di queste terre. L’ambito territoriale considerato è quello delle provincie di Trieste e di Gorizia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Naturalmente le notizie rispetto alle origini, che risalgono al medioevo, sono quantitativamente molto inferiori rispetto a quelle dei periodi più recenti, com’è fatale che sia.

Che cosa ci si aspetta da un “Dizionario” così ideato e concretizzato poi in un elegante volume, realizzato con la consueta cura dalla casa editrice triestina? Nel corso di una bella conversazione tra l’autore e l’italianista Fulvio Senardi, pubblicata su “Trieste Artecultura” (ottobre 2014), Chiereghin si dice convinto che da questo lavoro “possa derivare un’idea abbastanza precisa di quella che è la cultura di quest’area geografica, nonché delle dinamiche che storicamente si sono stratificate per comporla”. Oltre a ciò egli sottolinea la grande soddisfazione di aver portato a compimento “una cosa che tre anni fa’era solo un ambizioso progetto; infine, ma certo non ultima, la considerazione che era un impegno morale assunto nei confronti di Claudio H. Martelli, e che vederlo oggi adempiuto c’è di che essere davvero orgogliosi”.

Come è stato riconosciuto durante la presentazione del libro presso la prestigiosa sede della Biblioteca Statale di Trieste, questo “dizionario”, oltre ad essere “naturalmente” destinato alla consultazione, è un libro che a tutti gli effetti racconta una storia. Leggendolo, scheda dopo scheda, nome dopo nome, secondo il classico ordine alfabetico si ricompone un mosaico di cui a mano a mano si avverte il senso e l’orgoglio (sono rare le terre – come quella qui considerata – che nel giro di pochi chilometri offrono un panorama così variegato e culturalmente stupefacente). Quindi si può affermare con ogni convinzione che quest’opera, composta da tante tessere e matrici culturali e linguistiche così diverse e talora remote tra loro, ci restituisce intero nel suo racconto complessivo, attraverso le storie di oltre millequattrocento “personaggi”, alcuni notissimi ed altri sconosciutissimi, ma che vengono fatti emergere da un secolare “dimenticatoio”, il senso di una identità: sfumata, difficile, fuggevole, inafferrabile e, per tanti versi ancora tutta ancora da scrivere, ma proprio per questo così particolare e ricca culturalmente. E – anche per questo – decisamente affascinante.

Foto: Biagio Marin