Venezia 68. Concorso
Torna la collaborazione tra il regista video-artist Steve McQueen e l’attore Michael Fassbender. In una New York livida e generosa di affetti veloci ed effimeri, Brandon conduce una vita fatta ruotare intorno al sesso.
Fame e Vergogna.
Se in Hunger era lo Stato a relazionarsi con l’individuo secondo le leggi della violenza, in Shame è la stessa persona che trova in una specifica forma di violenza l’unico modo di relazionarsi con i suoi simili. Una violenza che prende le forme dell’approccio sessuale, dell’affettività sempre diversa e senza complicità, della smaccata intimità con l’estraneo.
Con un’intensità che non ha nulla di criminale, ma che ha molto dell’autodistruttivo. E diversi elementi concorrono a disegnare questo enorme disagio, la deriva clinica di un comportamento naturale, la degenerazione di una passione in un qualcosa che rasenta la mania. Prima di tutto, la costruzione spaziale aiuta a focalizzare l’attenzione e a direzionare la storia. Lo spazio della città, assemblato su vetri, facciate intere di hotel a vetro, finestre enormi e cromatismi ghiacciati orienta l’intera narrazione su una freddezza mista a lirismo che congela qualsiasi possibile calore umano non prezzolato.
Continue anabasi e catabasi definiscono inoltre le direzioni che Brandon compie nelle sue incursioni in ambienti estranei (spesso collegate dalle atletiche corse in tenuta da jogging), i percorsi, sempre ben definiti, indicano con criterio le mosse precise del tormentato protagonista. La corsa in metro, l’albergo vouyeristico, l’ufficio, il suo appartamento, i vicoli bui, i club. Il suo abbigliamento, tutto giocato sui toni più polverosi del grigio e su lane e tweed pesanti. L’arredamento del suo appartamento cittadino, asettico e spoglio, se pur molto curato e di impatto visivo eccellente (non a caso, la sorella che disturba l’equilibrio personale di Brandon gli dice: “ti stai ingrigendo”). Il grigio torna e impera. C’è qualcosa nel grigio. E nel blu, ovviamente.
Una delle scene più toccanti tocca infatti a Sissy che reinventa in versione deeply blues New York New York cambiandole completamente cifra e tono ottimistico e propositivo, scatenando in Brandon una reazione emotiva forte ma composta.
Tutto questo, questi elementi architettonici magnetici e fascinosi concorrono a disegnare il carattere del protagonista fatto di bisogno/desiderio/autodistruzione.
Se si ritorna di nuovo ad Hunger (la natura di videoartist di McQueen permette
di rintracciare una poetica più ampia e di legare al meglio questi due capitoli), si ritrova qui in Shame, l’altra faccia della prigionia; quella dorata e consapevole. Quella che compensa la completa mancanza e la totale paura dell’amore in forme di caccia vorace e affettività a scadenza. E la voracità con cui Brandon cerca qualsiasi tipo di approccio gli dona veloci e conturbanti tratti da predatore buono, accompagnati da una trasformazione fisica stessa (il passaggio dalla tuta, all’abito, alla nudità reiterata snella e nervosa).
A questa costruzione meticolosa, si aggiunge l’arrivo dell’elemento esterno che scuote l’impalcatura di Brandon e costringe ad una mutazione. L’entrata in scena della sorella Sissy chiama in causa qualcosa di più grande: la possibilità che la loro anaffettività sorga e si nutra del contesto sociale e geografico da cui provengono (in un momento di scontro verbale forte Sissy afferma: “Non siamo cattiva gente, ma veniamo da un brutto posto”). Ciò significa sottoporre a diverse dinamiche la loro complessa gamma di comportamenti sessuali, che alcuni potrebbero etichettare come vergognosi.
“Nell’era delle dipendenze, io ho scelto quella dal sesso” sostiene il regista in conferenza stampa. Quella dipendenza causata da una libertà talmente ampia che non si sa gestire se non tramite esternazioni e comportamenti totali ed estremi.
Troppa libertà che ti tiene in prigione. E che non sa trovare la propria dimensione se non nella repulsione attrattiva, facilmente riconoscibile, facilmente accessibile.
Shame
Nazione: Regno Unito
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 99′
Regia: Steve McQueenCast: Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware, Elizabeth Masucci, Lucy Walters, Robert Montano, Anna Rose Hopkins, Jake Richard Siciliano, Alexandra Vino
Produzione: See Saw Films, Film4