Nate è morto. Tutti coloro che lo amavano vive il lutto in modo diverso, la tragedia di un uomo la cui vita è rimasta incompiuta. Nessuno riesce ad accettare la cosa. L’episodio numero dieci intitolato “Tutto solo”, descrive la solitudine di ognuno di loro nell’affrontare questo duro momento. Nonostante i Fisher siano tutti li, nella loro grande casa, il luogo dove hanno dato conforto a tanti clienti, non riescono a fare altrettanto per loro stessi perché la morte quando diventa un fatto personale non è più qualcosa da prendere con distanza o con cinismo, non è più qualcosa a cui si può guardare con distacco.
Gli interrogativi che si pongono non sono sufficienti a placare la desolazione dell’accaduto, si cerca di fare le cose nel modo in cui le si conosce, ma sembra tutto inutile, tutto troppo difficile. Ruth, ad esempio per l’ennesima volta, cerca di punirsi sentendosi in colpa perché non era presente negli ultimi momenti di vita del suo figlio preferito. David, come al solito, cerca di essere forte organizzando tutto in modo metodico, ma non riesce a concludere il suo discorso per Nate durante la veglia funebre e ha un crollo emotivo totale nel quale solo Ruth riesce a comprenderlo ed ad aiutarlo. Claire, invece, cerca di rimuovere la cosa non seguendo la convenzioni di queste circostanze, ma dentro di se si sente come “bloccata” e non riesce ad andare avanti.
La cosa interessante, però, è che, pur parlando di morte, questa serie è un inno alla vita, ai valori semplici della quotidianità e alle scelte degli esseri umani. La morte c’è, ma prima che essa arrivi cogliendo tutti nel loro ultimo istante, così meravigliosamente narrato nei sette minuti finali attraverso un rapido montaggio dell’ultimo respiro di ognuno dei protagonisti, c’è anche il futuro e la speranza di un mondo che si evolve. Il matrimonio fra Keith e David, quello di Claire con Ted, incontrato nuovamente al funerale di sua madre dopo venti anni, che si scambiano le promesse solo al cospetto delle persone amate e non con una persona che lo celebra, David nel ruolo di patriarca e capo della famiglia, cosa inconcepibile dalla società fino ad ora per un omosessuale.
Con tutto questo Ball non vuole criticare i valori della famiglia, anzi analizzandola in modo così maniacale, ne trova i pregi e i difetti, esponendoli semplicemente e arrivando alla conclusione che pur negandola ne abbiamo bisogno. Niente è mai banale, né in un senso né in un altro, perché ci dimostra che i rapporti possono essere modificati in qualsiasi momento, la vita cambia e con essa le priorità e le persone che ci sono accanto. In fondo la famiglia non è mai qualcosa che neghiamo, ma semplicemente un gruppo che esiste nonostante i se e i ma. È lì, nei momenti più importanti della propria vita.