La maternità è un elemento interessante e, per una volta, non banale per come viene sviluppato dal creatore della serie Alan Ball tramite l’evoluzione di un personaggio assolutamente fuori dagli schemi come quello di Branda. La donna si avvicina, paradossalmente, a Ruth perché entrambe non hanno saputo trovare l’equilibrio sperato nelle loro relazioni sentimentali, ma inaspettatamente lo hanno trovato nei loro figli.
Le due donne, così distanti per cultura e stile di vita, in un certo momento si “incontrano”, tanto che la più giovane delle due trova l’appoggio nell’altra, più di quanto abbia mai trovato nella sua egocentrica e narcisistica madre. Per fare un esempio, quest’ultima, infatti, il giorno del funerale di Nate blatera che vuole ammazzarsi perché il suo ennesimo partner l’ha mollata, non pensando minimamente alla confusione della figlia. Brenda credeva di avere molto in comune con sua madre Margaret, che mai si è comportata come tale, infatti all’inizio non desiderava dei figli proprio perché credeva che sarebbe stata come lei.
Ruth e Brenda chiariscono così le loro incomprensioni, non ultimo il desiderio della prima di occuparsi di Maya, cosa a cui rinuncerà perché capisce che ha ormai perso la sua possibilità di madre, il momento è passato. Ciò nonostante, anche per lei ci sarà un futuro che saprà accettare e a cui saprà dare una svolta. A cominciare dal suo abbigliamento che ha sempre così detestato e che non le apparteneva, oltre a proibire alla figlia di rimanere a Los Angeles solo perché lei è rimasta sola, cosa a cui invece aveva obbligato Nate dopo la morte di Nathaniel Sr. (per inciso, interpretato da un grande attore come Richard Jenkins, il cui talento è stato finalmente riconosciuto nella pellicola L’ospite inatteso di Tom McCarthy per la quale ha anche ottenuto una candidatura agli Oscar).
Ecco, così, un altro esempio di come i rapporti umani cambino, si evolvano fino a prendere una direzione mai sospettata all’interno dei nuclei famigliari.
David, a sua volta, capisce che i demoni e la sua infelicità erano causati da se stesso e dalla paura di non essere abbastanza e anche lui troverà la soluzione nella sua famiglia con Keith e i due figli adottivi (che come dice lui stesso non rappresentavano ciò che si aspettava o la perfezione, ma va bene ugualmente). A lui viene affidato il ruolo di patriarca della famiglia Fisher, veste di cui la società ha negato la possibilità a lui fino a quel momento, in quanto omosessuale. Capisce, così, di voler prendere il compito di erede e “capo” dei Fisher, rilevando l’intera quota dell’azienda e gestendola con la sua nuova famiglia.
Anche Claire troverà la sua dimensione innamorandosi di un tipo di uomo, cui credeva di non potersi mai avvicinare. Ted è un avvocato repubblicano noioso e bacchettone con il quale si sente al sicuro. L’uomo, con la sua tenacia, la conduce verso la giusta linea, allontanandola dalla confusione e manipolazione delle sue storie precedenti e lasciandola partire verso un futuro di fotografa a New York. Per la prima volta, Claire ha una relazione in cui il proprio compagno dimostra di saper anteporre il bene di lei al proprio. Federico, invece, acquista una azienda di pompe funebri, diventando in questo modo indipendente dai Fisher e considerandosi così affrancato.
Risoluzioni, evoluzioni, cambiamenti che sono fondamentali nella vita delle persone e, in quanto tali, perfetti perché ognuno dimostra a se stesso qualcosa.