“Somewhere” di Sofia Coppola

Personaggi in cerca di un luogo

Venezia 67. Concorso
Un attore di successo cerca di ridare un senso alla propria vita attraverso il rapporto con la figlia. Ritratto non completamente riuscito di una crisi esistenziale e di una città, dove si ritrovano tutti i temi cari alla Coppola ma senza una solida linea guida.

Los Angeles, giorni nostri. Johnny Marco è un attore di successo la cui vita non sembra rispecchiare il glamour che ci si aspetterebbe da una star del suo calibro: chiuso in una stanza d’albergo scelta come fissa dimora, passa buona parte del giorno a bere, fumare, impasticcarsi, guardare lap dancer o fare sesso occasionale con le vicine di stanza. Quando però si trova a dover passare un po’ di tempo con la figlia undicenne, Cleo, Johnny sembra riuscire a riscoprire il perché della sua vita, che risiede in qualche luogo (“somewhere”), che è certamente ben lontano dalle false luci di Hollywood.

Erano grandi le aspettative per la quarta opera di Sofia Coppola, dopo il non convenzionale Marie Antoinette e gli indimenticabili Il giardino delle vergini suicide e Lost in translation. Si aspettava anche con ansia il suo inconfodibile marchio autoriale, quella sorta di sguardo pigro e malinconico sulla vita che tanto affascina e spesso cattura pubblico e critica e immortala perfettamente lo spirito del nostro tempo. Ma pur trovandosi il suo solito tocco, la sottile ironia, la capacità di trasformare momenti apparentemente privi di significato in un piccolo miracolo, qualcosa manca. Eppure ci sono persino i temi che tanto ci hanno fatto amare i film passati della Coppola, in primo luogo Lost in Translation: l’esaltazione del non-luogo sul luogo (proliferano anche in questo caso hotel e aeroporti), la grande paura della solitudine, la disperata necessità di un contatto umano che rappresenti la salvezza da una vita priva di meta, il senso di estraneità e non appartenenza al mondo, che purtroppo in questo caso andrà un po’ perso per il pubblico italiano, visto che stavolta è proprio il belpaese a giocare il ruolo di quella terra straniera che, come il Giappone per Bill Murray e Scarlett Johansson, diventa metafora di una vita intraducibile e incomprensibile. Diverte e allo stesso tempo raccapriccia la visione della serata dei Telegatti, con lo spaesato Dorff contornato da nostrane veline capitanate da una finto-lasciva Valeria Marini alle prese con un’improbabile coreografia tipicamente nostrana.

Forse il problema sta proprio nel fatto che il film è troppo simile a Lost in translation: dice le stesse cose ma non riesce a creare quell’atmosfera ipnotica; e nemmeno la relazione tra padre e figlia riesce ad arrivare dritto al cuore dello spettatore, nonostante gli ottimi Dorff e Fanning. Rimane, certo, l’abilità di Sofia di conferire anche all’inquadratura più insignificante un climax drammatico che parte dall’indifferenza, poi suscita una leggera risata per rivelarsi infine in tutta la sua tragicità: il volto del protagonista coperto da una maschera, le coreografie delle lap dancer, lo stesso panorama di Los Angeles dalla finestra, o la Ferrari che all’inizio della storia corre in cerchio su se stessa e solo nell’ultima scena trova una via di fuga e la forza di andare avanti, verso quel luogo che giace a metà fra il dove e il non-dove (where e nowhere), quel somewhere che tanto caratterizza il cinema coppoliano, fatto di sfumature più che di contrasti chiaroscurali. Sicuramente una pellicola che va vista più volte, per apprezzarla a fondo: anche se la prima visione può deludere le aspettative, rimane comunque lo straordinario sguardo minimalista della regista, capace di parlare con un solo impercettibile movimento di macchina e che la rende, in ogni caso, una delle più interessanti autrici americane dell’ultima generazione.

Titolo originale: Somewhere
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 98’
Regia: Sofia Coppola
Cast: Stephen Dorff, Elle Fanning, Chris Pontius
Produzione: American Zoetrope, Pathé, Medusa Film, Tohokushinsha Film Corporation
Distribuzione: Focus Features International, Medusa Film
Data di uscita: Venezia 2010 (cinema)