“Sotto le bombe” di Philippe Aractingi

Oh, figlio!

Estate 2006. Una donna piacente torna in Libano e viaggia nel Sud del Paese, nei luoghi appena devastati dalla guerra con Israele. È in cerca del figlio che aveva affidato a sua sorella. Nelle peripezie che troverà sul suo cammino, avrà un valido aiuto in un tassista, furbetto ma dal cuore tenero.

Sotto le bombe è un film che si vorrebbe drammaticamente e meravigliosamente bello, ma che invece delude per una pletora di motivi. Lo si vorrebbe bello e compiuto perché mette in scena i postumi e le rovine di una guerra assurda breve e spietata, di cui s’è detto e visto poco, e anche perché, secondo le premesse, prometteva di rivivere l’hic et nunc rosselliniano di Germania anno zero. Ma purtroppo le intenzioni sfumano già all’apparire della donna protagonista, che vaga oscenamente svestita alla ricerca del figlio (solo a metà abbondante della pellicola costei si deciderà a indossare degli abiti più discreti). E se le riprese di strade distrutte e di palazzi ripiegati su se stessi a causa di feroci bombardamenti lasciano a volte a bocca aperta, tutto viene perduto per seguire un filo che si attorciglia su se stesso e che alla lunga fa desistere chiunque volesse ritrovarne il bandolo. La ricerca del bambino infatti si fa estenuante, per un continuo e sin troppo programmatico rimandare, dove gli ostacoli che si incontrano dovrebbero aprire gli occhi, ma finiscono per ottenere l’effetto contrario, visto che praticamente mai si rivelano simbolicamente rilevanti.

Questa sorta di via crucis infatti dovrebbe permettere di affrontare il dramma dei due protagonisti, ma in nessun incontro che costoro fanno si staglia un personaggio intenso, una visione lancinante o un paradosso tragico. Il problema viene però anche dai due caratteri principali. La donna deve espiare la colpa dell’abbandono, della “rinuncia” alla maternità ed è impegnata solo in quello, nient’altro le occupa la mente, se non un’ossessione cantilenante. L’uomo, invece, deve dimostrare per tutto il tempo di essere un furbetto da quattro soldi e di avere il cuore tenero. Ne vengono fuori due personaggi monocordi che, secondo i piani, sono destinati a venirsi incontro, ma che invece finiscono man mano per sbiadire nel nonnulla.

Ed è decisamente un peccato che in un mondo (e in un cinema) che tende sempre più a “glocalizzarsi”, a chiudersi su se stesso, quei pochi tentativi che si fanno di guardare all’esterno, vadano perduti in una mancanza di coraggio, ma anche in una spiacevole deficienza di sguardo, in una sostanziale incapacità di mettersi in gioco. Si pensi ad altri due film visti recentemente nelle nostre sale, La banda e Per uno solo dei miei occhi, che, tematicamente e geograficamente affini a Sotto le bombe, soffrono più o meno dei suoi stessi difetti. Ciò che manca probabilmente al cinema odierno che vuole mettere in scena il conflitto è quella famosa “giusta distanza dalle cose” dei Rossellini e dei Godard, uno degli insegnamenti ormai dimenticati del cinema moderno.

Titolo originale: Sous les bombes
Nazione: Francia, Gran Bretagna, Libano
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 98′
Regia: Philippe Aractingi
Sito ufficiale: www.underthebombs.com
Cast: Nada Abou Farhat, Georges Khabbaz, Rawya El Chab, Bshara Atallah
Produzione: Capa Cinéma, Starfield Productions, Art’Mell, Fantascope Production, Rhamsa Productions, ARTE France
Distribuzione: Fandango
Data di uscita: Venezia 2007
24 Aprile 2008 (cinema)