“Soul Kitchen” di Fatih Akin

Cinema e cucina dell'anima

Venezia 66. Concorso
Zinos, sosia greco-tedesco di Luciano Ligabue, è il propietario, nonchè chef, nonchè maitre di un ristorante chiamato Soul Kitchen. Il locale è situato in una terribile zona di Amburgo e ospitato in una specie di capannone condiviso con un vecchio marinaio greco, barbuto e malmostoso, di nome Socrates.

Al Soul Kitchen si cucina solo junk food: patatine surgelate, pizze surgelate, pesce surgelato. E tutto della più infima qualità. Ma ai pochi clienti, fedeli fino in fondo, la cucina va più che bene. Zinos ha un fratello che gira per Amburgo in semi libertà vigilata, Ilias, una fidanzata di buona famiglia in procinto di trasferirsi a Shanghai per lavoro, Nadine, e un nuovo cuoco, una sottospecie di maestro mistico della nouvelle cousine, intransigente, ieratico e violento quanto basta. Zinos, nell’ordine, si vede capitare le seguenti disgrazie: è vittima di uno strappo alla schiena, decide di seguire a Shanghai la fidanzata, lascia il ristorante nella mani di Ilias, quest’ultimo fa quello che tutti, pessimisticamente, si aspettano che faccia. L’unica domanda da porsi a questo punto è: riuscirà il buon Zinos a risollevarsi?

Il trentaseienne tedesco di origini turche Fatih Akin, torna all’assalto di un grande Festival del cinema internazionale dopo la vittoria, nel 2004, dell’Orso d’Oro alla Berlinale con La Sposa Turca. E si presenta nel Concorso ufficiale di questa Mostra del Cinema di Venezia con la più inaspettata delle pellicole, una divertente commedia scandita dai ritmi di una colonna sonora funky/soul. Ragionando per stereotipi si può dire che dal regista de La Sposa Turca e di Ai Confini del Paradiso non ci si aspettava una virata così improvvisa e radicale. D’altra parte la versione fornita da Akin stesso sembra più che convincente. Dice, infatti, l’autore tedesco, di aver voluto fare un film del genere, in cui tra le altre cose vengono mostrati ruspanti trentenni che festeggiano fino all’alba e si preoccupano relativamente delle loro responsabilità, adesso che è ancora abbastaza giovane da non sentirsi eccessivamente ridicolo nello scrivere e girare storie di questo genere. A questo si aggiunga che il soggetto del film è ispirato alla vera esperienza dell’attore protagonista, Adam Bousdoukos, propietario di un ristorante ad Amburgo e titolare di alcune delle esperienze rivissute vestendo i panni del suo personaggio, Zinos.

Accolto dalla critica con entusiasmo, questa commedia seria dimostra ancora una volta il talento di Fatih Akin. Si ride, certamente. A volte in maniera più contenuta, altre volte molto più apertamente. Ma, in buona sostanza, non si smette nemmeno per un secondo di prendere sul serio le vicende dei personaggi. Ilias alle due di notte deve tornare a dormire in carcere; Lucia, la cameriera, vive in un appartamento che ha occupato e si fa la doccia nella piscina pubblica; per non parlare di Zinos, poi, che è quello più sommerso dalle seriosità della vita, ma che paradossalmente è quello che ne esce meglio. L’unico personaggio che sembra uscito da un fumetto è quello del cuoco. A detta di Akin questa simpatica macchietta, che si fa notare immediatamente rifiutando a un arrogante cliente un gazpacho caldo, ricorda i sifu di kung fu nei film di arti marziali. I toni della commedia, inoltre, contrastano con la fotografia tutt’altro che accesa, mentre combaciano splendidamente con l’azzecata colonna sonora che crea un tappeto costante lungo tutta la durata del film. La macchina da presa, stabile ma mai statica, avvolge i protagonisti; la sceneggiatura, non priva di qualche difetto, è in ogni caso originale e per certi versi sorprendente.

Titolo originale: Soul Kitchen
Nazione: Germania
Anno: 2009
Genere: Commedia
Durata: 99′
Regia: Fatih Akin
Sito ufficiale:
Cast: Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Wotan Wilke Möhring, Jan Fedder, Peter Lohmeyer, Dorka Gryllus, Lukas Gregorowicz, Catrin Striebeck
Produzione: Corazón International
Distribuzione:
Data di uscita: Venezia 2009