“THE GATHERING” DI JORN LANDE

Tempo di raccolta per il cantante norvegese

Jorn Lande è considerato a ragione una delle voci più belle dell’hard rock: deve la sua fama anche agli svariati progetti in cui è stato coinvolto, tra i quali spiccano gli Ark e i Masterplan, recentemente abbandonati. Archiviato “The Duke”, oggi raccoglie in “The Gathering” sedici tra i brani più belli dei suoi progetti solisti.

I fan di Jorn Lande sono stati ben abituati negli ultimi anni, con numerosi album e un livello qualitativo costante. Oggi, complice il passaggio all’etichetta Frontiers, il biondo cantante esce con due raccolte, dei migliori brani propri, The Gathering, e delle cover finora incise, Unlocking the past. Si tratta di operazioni evidentemente commerciali, ma la prima delle due merita attenzione: perchè costituisce una retrospettiva della carriera solista di Lande e perché potrebbe rappresentare, per chi non lo conosce, il primo passo per avvicinarsi ad una delle voci più importanti ed attuali del rock.

Something real, tratta da Out to Every Nation è un’apertura ideale della raccolta, che mostra, oltre all’abilità tecnica di Jorn Lande, la creatività che ha sempre contraddistinto le sue linee vocali. Il cantante norvegese si trova particolarmente a suo agio su basi rock anche molto dure, ma non tradisce mai il suo gusto per la melodia. La recente dipartita dai Masterplan è avvenuta proprio per l’approccio “metal” della band tedesca, mentre le sonorità preferite da Lande, nonostante la sua aggressività, rimangono quelle AOR: come in My Own Way, che è tratta dal superbo The Battle, album scritto e cantato insieme a Russell Allen, di cui è atteso a breve un seguito. Hourglass e Worldchanger, entrambe title-track dei rispettivi album, fanno sentire all’ascoltatore il lato più rilassato della musica di Lande, mentre la cadenzata Tungur Knivur, che comprende splendidi vocalizzi, rispecchia un’attitudine “heavy” simile a quella di Ronnie James Dio. “Jorn” (monicker di questo e degli ultimi album di Lande) è eclettico, e per questo è stato coinvolto in numerosi progetti: Where the winds blow è a suo modo una “cover” di un brano cantato con gli Ark, ma il riarrangiamento hard rock non ne eguaglia il calore e le atmosfere. La veloce Sunset Station, anch’essa tratta da Worldchanger, mostra come Lande sia a suo agio anche negli up-tempo. In questo, come in molti altri brani, si sentono chiari echi di David Coverdale, storico cantante di Deep Purple e Whitesnake, a cui lo stile del norvegese deve molto.

I sedici brani, alcuni dei quali “rinvigoriti” (ce n’era il bisogno?!) e tutti rimasterizzati dalle sapienti mani di Tommy Hansen, riassumono in modo piuttosto efficace storia, stile e capacità di Jorn Lande. Una retrospettiva utile, oltre che a monetizzare i trascorsi, a preparare i fan per i nuovi, certo imminenti, capitoli della sua carriera.

www.jornlande.com