“THE GOLD RUSH” di Charlie Chaplin

“La febbre dell’oro” ha elettrizzato il pubblico pigiato all’inverosimile nella grande sala dell’Auditorium al Centro Santa Chiara per l’apertura del 55° Film Festival di Trento.

Non si è mai detto tutto di un capolavoro soprattutto quando si apre con ricchezza e suggestione sui grandi temi dell’etica e su problematiche tuttora di grande attualità.
Un’immagine stereoscopica vista in casa di Mary Pickford e di Douglas Fairbanks si installa nella mente di Charlie Chaplin e diviene madre feconda di un’idea cui si deve uno dei capolavori assoluti nella storia del cinema.

La fotografia ritrae una lunga fila di cercatori d’oro che nel 1898 si inerpica su di una montagna cercando di scalare il Chilkoot Pass nella folle corsa alla ricerca dell’oro. Sollecitato anche da un racconto su una spedizione di emigranti diretti in California, bloccati fra i ghiacci della Sierra Nevada, Chaplin iniziò nel febbraio del 1924 il film dal titolo provvisorio The lucky Strike che doveva poi divenire universalmente noto con il nome di The gold Rush nolto ben tradotto in italiano La febbre dell’oro. I temi trattati sono quelli del mito della frontiera, della lotta dell’uomo per la sopravvivenza in una natura ostile, la sua capacità di dominarla, l’amore che da impossibile diviene realtà sullo sfondo dell’eterno sogno americano di potere afferrare la ricchezza con ogni mezzo in breve tempo. Commedia drammatica viene definita dallo stesso autore e si potrebbe aggiungere, tragedia ridicola nel senso che, pur nella sua drammaticità, riesce a muovere al riso, l’opera di Chaplin sfugge ad ogni catalogazione per assidersi nell’empireo dei classici senza tempo e senza genere codificato.

E’ uno scoppiettare incalzante di trovate, gag, stravolgimenti poetici e surreali ove gli oggetti si smaterializzano per divenire icone, l’uso normale della cose è sovvertito, si sorride nell’estrema abiezione mentre un’amarezza sottile pervade l’inevitabile lieto fine. Scritto diretto e sceneggiato dallo stesso Chaplin, che ne è anche l’interprete, il film finisce col fondersi col suo autore in una simbiosi identificativa per cui autore e opera finiscono con l’essere un unicum. A questa integrazione non poteva mancare l’elemento del suono ed infatti, nel 1942, nella riedizione sonora del film, sarà lo stesso Chaplin a crearne l’accompagnamento musicale. Il Film Festival di Trento apre le sue giornate con questo straordinario classico offrendo l’edizione muta con sottotitoli accompagnata dalla musica eseguita dall’orchestra Hayden che sotto la direzione del maestro Timoty Brok ha eseguito lo spartito composto dallo stesso regista. Un successo accolto con entusiasmo dal folto pubblico.

Regia: Charles Chaplin
Sceneggiatura:Charles Chaplin
Soggetto: Charles Chaplin
Musiche :Charles Chaplin
USA 1925