Lo spettro della rivoluzione anarchica non violenta si aggira per Santarcangelo. Judith Malina torna infatti dopo tanti anni a calcare un palco italiano in occasione del festival teatrale organizzato nella cittadina romagnola. L’attrice è una dei fondatori del Living Theatre statunitense, la compagnia, ancora oggi attiva, che tanto ha fatto discutere nella seconda metà del Novecento per le sue posizioni apertamente contestatarie rispetto al regime sociale vigente.
È difficile giudicare The Plot Is the Revolution, il lavoro prodotto dai Motus con la partecipazione di Judith Malina, se lo si considera un vero e proprio spettacolo. L’opera assume invece un valore ben diverso se viene percepita come un manifesto programatico e un trait d’union tra la serie di spettacoli, ispirati alla figura di Antigone, creati dalla compagnia di Cesena e il nuovo progetto della coppia Enrico Casagrande – Daniela Nicolò, Motus 2011 > 2068.
The Plot Is the Revolution è strutturato come un dialogo tra due donne, quasi un’intervista tra una grande del teatro mondiale e una giovane interprete, Silvia Calderoni, che ha già fatto parlare molto di sé, della sua energia e del suo innegabile talento. Le due attici si confrontano su temi politici, la Calderoni non cela la sua ammirazione per l’attività del Living e si presta a dare corpo alle parole di Judith Malina. Vengono così ripercorsi i grandi successi della compagnia newyorkese, da Antigone a The Brig, fino al celebre Paradise Now. Alcuni di questi spettacoli vengono ripresi nei loro momenti chiave da Silvia Calderoni con l’ausilio di due attori del Living, mentre altri sono solo citati.
Come accadeva negli spettacoli de Living, e come da tempo continuano a fare i Motus, il pubblico è spinto a partecipare, a non essere semplice spettatore, ma a trasformarsi in parte attiva nella creazione dello spettacolo, prestandosi anche a piccole azioni sceniche come quella di segnare con un pennarello sul pavimento coperto di cartoni il profilo di un attore accasciato a terra come morto. Alla fine lo spettacolo non si sposta nelle strade, come accadeva per Paradise Now, ma gli spettatori, prima di uscire, sono pregati di lasciare un segno, una frase o un disegno sul pavimento. Al termine delle rappresentazioni i pannelli in cartone realizzzati durante le tre repliche sono stati portati nella piazza della città, come singolare segno tangibile di un’arte che è, per sua natura, estremamente effimera.
Il confronto tra Judith Malina e i Motus si dimostra anche un dialogo tra due periodi di storia del teatro, cioè tra un epoca in cui gli spettacoli facevano ancora paura ai politici, perché avevano la capacità di scuotere con forza la coscienza degli spettatori (non è un caso se compagnie come il Living arrivavano a pagare il coraggio di esporre le loro idee con il carcere), e i nostri giorni, un periodo in cui troppo spesso quanto viene portato in scena si rivela una larva vuota che non può nuocere allo status quo. Evidentemente è contro questo teatro sterile che i Motus si accaniscono e la suggestiva ambientazione dove si svolge The Plot is the revolution aumenta l’effetto voluto: attori e spettatori si trovano in un classico teatro all’italiana con due ordini di palchi sovrapposti. L’urlo finale delle due donne, e del pubblico assieme a loro, esprime la volontà di far crollare quelle pareti e con esse tutte convenzioni e le finzioni sceniche alla ricerca di qualcos’altro.
Judith Malina cammina a fatica, ma le lucide parola di questa ribelle di ottantacinque anni sono ancora capaci di far vibrare l’animo di giovani e adulti con le immagini suscitate dal suo utopico Paradise now. D’altronde – dichiara l’attrice – “è un’utopia pensare di non avere utopie”.
THE PLOT IS THE REVOLUTION di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni e Judith Malina (Living Theatre) e la comunità a-venire di “The Plot” – suono Andrea Comandini – spazio scenico Enrico Casagrande, Daniela Nicolò, Damiano Bagli – luci Luigi Biondi. Una produzione Motus con la collaborazione di Thomas Walker, Cristina Valenti e Brad Burgess
dall’8 al 10 luglio al Festival di Santarcangelo
Durata: 1 ora e 30 minuti
www.santarcangelofestival.com – www.motusonline.com –
www.livingtheatre.org