A 5 anni di distanza dall’ultimo disco di inediti, il genio di Pomona torna ad emozionarci con un nuovo, straordinario capolavoro. È Real Gone, il primo disco in cui Waits fa a meno del pianoforte e usa la voce come un rapper.
Real Gone è un’espressione slang dai significati molteplici: sta ad indicare lo stato di grazia in cui si trovano i musicisti jazz quando improvvisano e si esprimono al meglio, estraniandosi completamente dalla realtà circostante; significa anche ‘morto’, nell’accezione più specifica del trapasso. Infine, significa ‘matto da legare’. Non ci può essere una definizione migliore per riassumere in un concetto pregnante l’essenza dell’arte di Tom Waits e lui, ovviamente, lo sa benissimo.
Real Gone è un disco innovativo e riconoscibile allo stesso tempo. Le novità più clamorose sono l’assenza dell’amato pianoforte, e l’uso di questo ‘beat-boxing’ vocale che è frutto di ore di registrazione nel bagno di casa Waits. Il timbro inconfondibile della sua voce si moltiplica sul piano ritmico e melodico, creando un effetto veramente originale, ma per nulla ostico. Si può addirittura affermare che la maggior parte delle canzoni di questo disco siano orecchiabili, e anche ballabili: Hoist That Rag si muove su un sensuale ritmo caraibico, Shake It è un rock-blues scatenato che si alterna ad un ritmo sincopato, Metropolitan Glide e Make It Rain sono altri due mirabili esempi di come Waits sappia giocare con i ritmi e gli stili. Lo aiutano in modo determinante la chitarra di Marc Ribot (suo collaboratore in un altro disco molto importante, Rain Dogs), Larry Taylor e Les Claypool (Primus) al basso, Brian Mantia alla batteria e Harry Cody al banjo e chitarra.
Dall’altra parte, il vecchio Tom si riconosce nei testi dall’inconsolabile anima blues e nelle ballate agrodolci. Don’t To In That Barn è un ottimo esempio di racconto blues dalle tinte fosche e inquietanti, mentre Green Grass è una commovente ballata d’amore, come solo Waits sa fare.
Che altro dire? Real Gone è un disco che gli aficionados di Tom Waits ameranno sicuramente alla follia, mentre per i neofiti sarà un’ottima (e non banale) occasione per avvicinarsi al grande cantautore californiano.
Siti consigliati:
www.officialtomwaits.com
go.to/tomwaitsDiscografia:
Closing Time (Asylum 1973)
The Heart of Saturday Night (Asylum 1974)
Small Change (Asylum 1975)
Foreign Affairs (Asylum 1977)
Blue Valentine (Asylum 1979)
Heartattack and Vine (Asylum 1980)
One from the Heart (Columbia 1982) colonna sonora
Swordfishtrombones (Island 1983)
Rain Dogs (Island 1985)
Frank’s Wild Years (Island 1987)
Bone Machine (Island 1992)
The Black Rider (Island 1993)
Mule Variations (Anti/Epitaph 1999)
Blood Money / Alice (Anti/Epitaph 2002)