“TRATTATO SULL’ASTROLABIO” DI Andalò di Negro

La nuova edizione del Trattato

In occasione della “Primavera della Scienza a Livorno” è uscita, per i tipi di Pacini, una riedizione del Trattato di Andalò di Negro, celebre, anche se ai più ancora poco noto, astronomo medievale di origine genovese.

Di Andalò di Negro, illustre personaggio genovese vissuto tra il 1271 e il 1334, non si sa poi molto. Si è spesso parlato di Andalò in relazione a Giovanni Boccaccio di cui è riconosciuto valente maestro e del quale ci parla, con grata ammirazione, lo stesso scrittore fiorentino, ma pure in questo caso non esistono ampi riferimenti per lo meno diffusi ai più, ma neanche, direi, fra i più accreditati studiosi dell’opera del più celebre autore toscano. Ora è uscito una nuova edizione sul suo Trattato sull’astrolabio che contiene un’accurata trascrizione e traduzione dal latino, realizzate rispettivamente da Paolo Edoardo Fornaciari e Ornella Pompeo Faracovi, del manoscritto conservato presso la Biblioteca Labronica “F.D. Guerrazzi” di Livorno, “già sfuggito” – come ci rivela la Pompeo Faracovi all’inizio dell’introduzione al volume – “alla grande ricognizione delle biblioteche italiane, compiuta da Paul Oskar Kristeller”.

Andalò apparteneva all’antichissima famiglia dei di Negro di Genova – non quelli di san Lorenzo ma quelli di piazza Banchi, – dove un vicoletto, a lui stesso intitolato, evidenzia oggi tra i restaurati antichi edifici, ancora le sottostanti strutture gotiche del suo tempo e della casa dove egli probabilmente abitò in giovane età. La sua era una famiglia di intraprendenti navigatori e banchieri e tra i suoi discendenti, è bene ricordarlo, figurano armatori di velieri a bordo dei quali fece le sue prime esperienze marinare Cristoforo Colombo. E anche Andalò, come afferma il Boccaccio dovette viaggiare molto. A questo proposito le fonti biografiche lo ritengono vicino a Marco Polo tanto che per un certo periodo gli fu attribuito la redazione del celebre Milione, successivamente assegnato a Rustichello da Pisa. Ottenne concreti riconoscimenti verso la fine della sua esistenza tanto da essere festosamente accolto da Roberto d’Angiò a Napoli che gli offrì un congruo stipendio annuo per svolgere le sue funzioni d’insegnamento.

Il Trattato sull’Astrolabio di Andalò di Negro consente di comprendere dal punto di vista scientifico e umanistico, lo stretto scambio culturale apertosi verso la fine del tardo medioevo tra grandi civiltà che a quel tempo dimostravano esemplarmente di dialogare, e rappresentato dal mondo islamico, dal mondo ebraico e da quello cristiano. Sicuramente degno di considerazione e di una certa originalità è un primo e ampiamente sottolineato legame con l’astrologia la cui impostazione determinò tangibili influenze anche nell’opera del Boccaccio e che, comunque, ancora per un lungo periodo, fu in stretto rapporto con l’astronomia, tanto da essere accolta quale scienza e in quanto tale oggetto di studi universitari.
Da questo volume di Andalò di Negro, accompagnato dalle interessanti introduzioni della Pompeo Faracovi e da Fornaciari, si evince il fruttuoso stretto legame tra le varie forme di conoscenza tessuto tra studi scientifici e umanistici che caratterizzò, in termini mirabili, non soltanto il tardo medioevo ma anche l’Umanesimo e il Rinascimento.

Andalò di Negro, Trattato sull’Astrolabio, a cura di Paolo Edoardo Fornaciari e Ornella Pompeo Faracovi, Pacini Editore, Ospedaletto – Pisa 2005, pp 131.
Per ulteriori info sul volume contattare Pasqua Gandolfi, Astrocultura U.A.I., Livorno. Web: http://astrocultura.uai.it/ e-mail: caprinoguida@virgilio.it