Settima Internazionale della Critica
Tehroun è il nome di Teheran nello slang dei quartieri bassi della capitale iraniana. Teheran rappresenta la facciata ufficiale del Paese, luogo dove si esprime la modernità mentre Tehroun è la città invisibile, da nascondere, che si nasconde al mondo.
Il film di Omayoun racconta di Ibrahim, che sta per diventare padre e per sfuggire alla miseria e per dare un futuro alla sua famiglia, lascia la provincia natale e cerca di realizzare il suo sogno di riscatto nella grande città. Perso nella devastante giungla degli squallidi slums, per sopravvivere è costretto ad elemosinare dopo avere preso in affitto un neonato capace di commuovere e fargli incrementare le offerte. Il film si presta ad essere una involontaria appendice a quello di Moore sul capitalismo e sulle aberrazioni cui può portare.
Mentre la storia di Moore era però giocata sul tono dell’ironia e nonostante tutto della leggerezza, Tehroun sceglie i toni del noir mettendo in mostra un susseguirsi di truffe, raggiri, imbrogli, rapine, violenze che fanno di questa città invisibile una terra senza legge dove a prevalere è il più forte e il più spietato.Non c’è una religione salvifica: persino le elemosine di Allah che il Corano imponeva di usare per soccorrere i poveri, vengono mercificate e trasformate in prestiti ad usura. Non c’è canto di muezzin, nessuno invoca il nome di Allah. Come nella potente America anche in questo universo degradato la legge del profitto ha reso ancora più profondo il divario fra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più miserabili. I ricamati cancelli in ferro che proteggono le ville bianche nei quartieri dei ricchi sono una metafora eloquente di questo divario. Il protagonista per salvarsi è costretto a calarsi in pieno nel regno del male, deciso a riscattarsi con una vita onesta col ritorno alla sua terra , dopo avere saldato il debito col boss mafioso. Ma la legge della giungla non perdona e la pallottola di un sicario lo uccide a due passi dalla salvezza.
Opera coraggiosa priva di enfasi melodrammatica, vigorosa tacita denuncia girata con ritmi incalzanti nel succedersi di storie, personaggi, accomunati da un destino senza speranza. Più che ai calligrafismi cari in genere ai registi orientali, il film pare riconducibile ad un filone neorelista, girato con maestria, dal motaggioefficace e ben articolato con bravi interpreti ben calati nei rispettivi ruoli.
Opera riuscita e meritevole di un distributore italiano che la faccia conoscere a un vasto pubblico, con l’auspicio che possa inoltre liberamente essere proiettato nel suo paese.
Titolo originale: Tehroun
Nazione: Iran
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 95’
Regia: Nader Takmil Homayoun
Cast: Ali Ebdali, Sara Bahrami, Farzin Mohades