Jason Bourne è tornato, e questa volta è più deciso che mai a venire a capo del mistero che circonda la suo identità. Chi gli ha fatto tutto questo? Chi l’ha fatto diventare una macchina assassina? Ma soprattutto, perché? Nel puzzle complesso della trilogia – di cui Ultimatum è terzo e ultimo capitolo, per quanto ci sia ancora lo spazio per proseguire la vicenda – diversi indizi sono già stati disseminati. Su tutti il vero nome di Bourne, David Webb. Non basta però un nominativo a definire un uomo; e lo sa bene il nostro agente senza memoria dalle mille e nessuna faccia. Tra servizi segreti deviati e programmi top secret, inseguimenti mozzafiato e sparatorie, riuscirà Bourne a capire veramente chi è?
Ritornano sul grande schermo, nelle mani di Paul Greengrass alla regia e Tony Gilroy (appena cimentatosi dietro la macchina da presa con Michael Clayton) alla sceneggiatura, le avventure spionistiche ispirate al personaggio creato da Ludlulm. E ritornano tutti gli ingredienti, portati qui alle loro estreme potenzialità, che caratterizzavano i primi due episodi, The Bourne Identity e The Bourne Supremacy. Anche nell’ambito del genere spy/action, è raro infatti assistere ad una messa in scena così tesa e carica. Bourne si muove senza tregua – e lo stesso fa la macchina da presa – da un continente all’altro, dall’Europa all’Africa agli Stati Uniti, da Torino a Parigi, Da Tangeri a New York. L’azione segue un flusso spezzettato, frenetico, ma capace di catturare l’attenzione dello spettatore puntando più sull’ipnotico meccanismo della “caccia all’uomo” che sugli eventuali esiti narrativi della storia.
Gli intermezzi esplicativi, le scene di raccordo e i dialoghi – punti deboli dei primi episodi – sono asciugati al massimo. Il messaggio è uno: l’azione è comunicazione. E Greengrass, abbandonate le necessità almeno parzialmente chiarificatrici della precedente pellicola, sembra volersi concentrare esclusivamente sulla tecnica, sul montaggio ritmico, adrenalinico ed assuefacente, sulla camera a mano, sulla luce fredda e naturale, sul mezzo più che sul contenuto. Ovviamente le spiegazioni arrivano – soprattutto attraverso un deludente uso di flashback – ma è tutt’altro ad emergere alla resa dei conti di The Bourne Ultimatum.
La trama, seppur arricchita di un contrasto interno alla CIA sul quale ci si basa per attribuire un minimo di valore morale al film, è esclusivamente al servizio della reattività di un uomo capace di inseguire mentre fugge, di indagare mentre è ricercato, di condurre il gioco mentre viene braccato.
Se dunque, proprio per la sua essenzialità narrativa, The Bourne Ultimatum deve parecchio – soprattutto nei termini del racconto – ai capitoli precedenti, è chiaro che la pellicola verrà apprezzata tanto più si conosceranno le origini dell’agente senza menoria e tantomeno si desideri un qualche genere di approfondimento introspettivo.
E tra le splendide “aperture” aeree e tra i claustrofobici inseguimenti in auto o tra la folla, Greengrass non ha bisogno di ricordarci su cosa puntare gli occhi. Il percorso da seguire è quello di Jason Bourne. Forse, in fin dei conti, chi era l’ordinario David Webb, non interessa più a nessuno.
Titolo originale: The Bourne ultimatum
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Azione, Thriller
Durata: 112′
Regia: Paul Greengrass
Sito ufficiale: thebourneultimatum.com
Cast: Matt Damon, Paddy Considine, Edgar Ramirez, Julia Stiles, Joan Allen, David Strathairn, Scott Adkins
Produzione: Universal Pictures, Bourne Again, The Kennedy/Marshall Company, Ludlum Entertainment
Distribuzione: UIP
Data di uscita: 01 Novembre 2007 (cinema)