“The Conspirator” di Robert Redford

La legge piegata alla ragion di stato

Primavera1 865, fine della guerra civile americana. Washington riprende vita, i nordisti hanno vinto, le sale da ballo si riempiono di dame e di eroi, come Frederic Aiken giovane valoroso sul campo e ora desideroso di ritornare alla vita civile come avvocato. E’ anche la sera in cui il presedente Lincoln, il suo vice e il segretario di stato vengono uccisi. Dopo una breve indagine, l’arresto dei cospiratori, tutti sudisti, sette uomini e una donna, Mary Surratt, vedova, proprietaria della pensione dove si è ordito il complotto. Un tribunale militare li giudicherà a breve ma nessuno dubita della loro colpevolezza. Chiamato a difendere la donna Aiken, da principio riluttante, si convince passo, passo della sua estraneità e dell’utilizzo strumentale della sua imputazione allo scopo di far costituire il figlio di lei, appartenente al gruppo dei cospiratori ma scappato e al sicuro altrove.

Un brano di storia, un dramma processuale, ma anche un aspetto più intimo, la relazione tra un giovane avvocato nordista e una matura donna sfuggente che appartiene al mondo di coloro che hanno perso e che devono pagare in nome di una pacificazione nazionale difficile da raggiungere.

La sceneggiatura di James D. Solomon, la regia di Robert Redford e le interpretazioni di Robin Wright e James McAvoy per mettere in scena il passato: la storia di una ferita difficile da rimarginare, di una nazione giovane nata dal sanguinoso conflitto tra anime e culture diverse. L’assassinio del presidente è la ferita inferta dai vinti ai vincitori, che deve essere lavata con una giustizia opaca, gestita dai militari, brevemente e sommariamente perché è già tutto scritto: un colpevole deve essere dato al popolo.
E la giustizia declina nella vendetta.

Una ricostruzione storica precisa e avvincente, documentata dallo studio degli atti processuali e ispirata alle immagini dell’epoca. Accurato affresco d’impianto classico, ma lontano dalla retorica hollywoodiana, per l’esordio della The American Film Company, casa di produzione che si ripromette la realizzazione di film sulla storia americana. Una fotografia luminosa, cromaticamente rispondente allo sviluppo narrativo e che propone tracce filologiche come il trattamento autochrome – l’aggiunta di un mosaico di piccoli filtri colorati alla lastra in bianco e nero, brevettata dai fratelli Lumière nel 1907, qualche anno dopo i fatti narrati – che restituisce il sapore della luce naturale e il croma degli ambienti del tempo. Location naturali, costumi di trovarobato teatrale mescolati a creazioni sartoriali, una produzione che non ha avuto a disposizione i larghi budget che un film in costume generalmente richiede, per un risultato eccellente che ha il sapore del vero.

Una storia di ieri che riverbera oggi, che ci conduce alle immagini di uomini vestiti d’arancione, isolati acusticamente dal mondo, lo sguardo a terra, inginocchiati sotto il sole in attesa di un giudizio che non arriva e che, col tempo, assume sempre più il valore della vendetta di una nazione colpita a sorpresa da una tragedia che ha la sceneggiatura di un videogioco. Una vendetta che si ritiene necessaria, che porta con sé il giusto numero di sacrificati, per ripagare le perdite subite. Guantanamo, dove la legge ha ceduto il passo alla ragion di stato.

Mary Suratt è la vittima di un interesse superiore, è il sacrificio che appaga quel bisogno di vendetta che si pensa debba essere l’inizio di una nuova convivenza.

Titolo originale: The Conspirator
Nazione: U.S.A.
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 123′
Regia: Robert Redford
Sito ufficiale:
Cast: James McAvoy, Justin Long, Alexis Bledel, Evan Rachel Wood, Robin Wright, Kevin Kline, Norman Reedus, Tom Wilkinson, Toby Kebbell, Stephen Root
Produzione: The American Film Company, Wildwood Enterprises
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 22 Giugno 2011 (cinema)