Fuori concorso
Fuori concorso il film del Presidente della giuria della 57° Berlinale.
Carter Page III sarebbe una delusione per i suoi avi, protagonisti della vita politica di Washington dei tempi andati. Impiegato in un’agenzia immobiliare della capitale americana, passa la propria vita a recitare il ruolo di una sorta di Capote in minore, al servizio di un gruppetto di anziane mogli di senatori. Ma quando Lynn, l’unica che possa considerare un’amica, resta coinvolta nell’omicidio del suo amante, Carter decide di indagare. Cosa non semplice in un ambiente dove la politica muove tutti i giochi, e ulteriormente complicata dalla sua omosessualita, ancora consdiderata reato nel District of Columbia…
Che Schrader sia stato e sia un autore a tutto tondo resta un dato indiscutibile: basti pensare all’ottima riuscita del precedente Autofocus. Che stavolta non sia all’altezza della sua bravura purtroppo lo è altrettanto. Bersagli e temi – alti – sono quelli di sempre: la colpa originaria, il sesso come elemento perturbatore dell’ordine ma anche grimaldello necessario per scardinare le storture dello status quo, la solidarietà dei deboli nei confronti di un potere stritolante e quasi invisibile.
E qualche passaggio, qualche inquadratura sono all’altezza dello Schrader che amiamo. Ma giocano contro una sceneggiatura insolitamente sfilacciata, un cast di vecchie glorie non sempre all’altezza, un tentativo di autocitazione (difficile non pensare ad American Gigolo) tirato per i capelli. E la presunta denuncia di un potere politico capace di usare qualunque mezzo per autoproteggersi resta a metà, schiacciata da un intrighino giallo paratelevisivo per tempi e narrazione. Non orribile, certo, ma era lecito aspettarsi molto di più. Se non siete fan, tanto vale astenersi.
Regia: Paul Schrader
Int.: W. Harrelson, K. Scott- Thomas, L. Tomlin, L. Bacall
Prod.Usa/GB, 2007
Durata: 107.