“La polvere del tempo” di Theo Angelopoulos

Epopea d'Autore

Alla Berlinale non si fanno favoritismi e tutti, sia i grandi registi sia gli esordienti, sono giudicati con imparzialità. Così succede che né i critici né il pubblico si siano lasciati intimorire da un grande quale Theo Angelopoulos: il suo film, The dust of time (la polvere del tempo) è un film certamente poco riuscito. Sebbene fornita di un cast degno delle grandi occasioni, questa pellicola non è piaciuta e, benché fuori concorso per l’Orso, si posiziona fanalino di coda dei gradimenti cinefili berlinesi.

Il film costituisce il secondo episodio di una trilogia (il primo episodio si intitola The Weeping Meadow ed era stato presentato alla Berlinale 2004) intesa dal regista per offrire al pubblico un condensato dei principali eventi del XX secolo.
I temi che vengono toccati sono molti, tutti interessanti e degni di rilievo. Purtroppo però sono troppi e affastellati, con il risultato che non ne viene approfondito nessuno.

A grandi linee si potrebbe tracciare un percorso filmico che parte dalla morte di Stalin, con l’omaggio all’epopea di alcuni ebrei greci che fuggono dalla Russia, per arrivare a Roma, dove il figlio (Dafoe) di una profuga, abbandonato da bambino, è diventato un famoso regista: esempio vivente che anche chi nasce sfortunato riesce a farsi strada. Ci si sposta in Canada, evocato come luogo di fuga degli americani che fuggivano dalla leva in Vietnam. Poi si arriva a Berlino, dove la famiglia si ritrova dopo decenni per festeggiare i vent’anni della caduta del muro. Finale degno delle grandi occasioni, visto che questo anniversario si celebra davvero nel 2009, proprio l’anno di uscita del film.

I ritmi sono scanditi da silenzi lunghi e inquadrature statiche; la recitazione è teatrale, un po’ nello stile degli anni Sessanta, e non valorizza granché le capacità degli attori. Willem Dafoe riveste un ruolo di figlio, ma appare più vecchio (o almeno coetaneo) di sua madre. Michel Piccoli beve in continuazione bicchieri del “solito” whisky doppio. Bruno Ganz infine, ha ancora, benché ormai anziano, lo stesso sguardo da angelo ammiccante e buono che tutti ricordiamo ne Il cielo sopra Berlino: ci si aspetta che da un momento all’altro prenda il volo, cosa che in effetti fa, per suicidarsi (solo nel film!) nella Sprea, il fiume che scorre a Berlino. Un “volo” che sembra chiudere il cerchio del destino di un personaggio indissolubilmente legato a un film che ha fatto epoca e a un’epoca ormai archiviata dalla storia.

Regia: Theo Angelopoulos
Sceneggiatura: Theo Angelopoulos
Attori: Harvey Keitel, Valeria Golino, Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Willem Dafoe, Irène Jacob, Michel Piccoli
Fotografia: Andreas Sinanos
Montaggio: Yannis Tsitsopoulos, Giorgos Helidonidis
Musiche: Eleni Karaindrou
Produzione: Theo Angelopoulos Films
Paese: Germania, Grecia, Italia, Russia 2008
Uscita Cinema: Prossimamente
Genere: Drammatico
Durata: 125 Min
Formato: Colore 35 mm, 1:1.85