Piazza Grande
Eternity scritto in corsivo con gesso giallo, in tutti i luoghi più disparati di Sidney è stato il metodo assolutamente originale con il quale Arthur Stace, dopo un’illuminazione avuta all’interno di una chiesa anglicana, una delle tante dove i poveri colpiti dalla recessione del 1929-30 si rifugiavano, ha cercato di richiamare l’attenzione di tutti i credenti della sua città sulla reale dimensione temporale della nostra vita, sulla mortalità dell’essere umano. Il film ci racconta di quest’uomo e della sua città, Sidney.
Julien Temple, inglese di 55 anni che ha esordito alla regia con un lavoro musicale: Sex Pistola number 1 (1977) e con film e documentari musicali ha proseguito la sua ricerca, in conferenza stampa, ha dichiarato di aver deciso di girare questo filmopera contemporaneo perché l’idea di fare un film a Sidney lo ha ispirato molto e ribadisce: “raccontare il più prolifico autore australiano in giro per le vie della sua città mi intrigava ancora di più”.
Eh sì, perché il veterano della prima guerra mondiale, alcolizzato e senza fissa dimora come ci viene presentato anche nelle prime sequenze del film quando sembra perdersi nel luna park-inferno dell’anima, quando, ormai ebbro, si rivede sul campo di battaglia tra il filo spinato, prese quest’attività molto sul serio e si sono stimate in 500.000 le riproduzioni della sua unica opera: la scritta eternity.
“L’opera musicale omonima di Jonathan Mills (musiche) e Dorothy Porter (libretto) era molto forte e mi ci sono avvicinato gradualmente” prosegue il regista che ammette di aver visto sia il documentario girato nel 1994 con le persone dell’epoca che raccontano ‘l’Eternity man’ sia le varie rappresentazioni teatrali “ma ho rielaborato interamente l’opera, ho aggiunto scene e cambiato la musica rispetto a tutti i lavori precedenti. Era importante presentare lui e poi mostrare la durezza di Sidney, la vita che le persone vivevano e vivono lì. Mi sono avvicinato all’opera lirica con un’estetica un po’ punk”.
Una passeggiata notturna per la città attraverso i luoghi oscuri e cupi è stata la rivelazione che ha fatto maturare la decisione di girare questa storia direttamente sul campo in presa diretta senza post-sincronizzazione in studio di tutte le musiche: “Era necessario – spiega il regista-perché volevo le musiche tra le vie di Sydney, volevo che le musiche fossero quelle di quel periodo e fossero vere!”.
_ E sul ruolo di Sydney e della musica si concentra anche l’eccentrica attrice Christa Hughes (giunta in Piazza Grande tutta leopardata e con calze verde prato): ”Il regista ha ritrovato in alcuni lati oscuri e brutali della città la possibilità di raccontarne il passato coloniale e il mio personaggio doveva avere le stesse caratteristiche. Quando ho letto il libretto ero molto spaventata per il ruolo, in fondo avevo preso lezioni di canto con Richard Gere tanti anni fa e avevo gridato e cantato jazz in un altro film di Temple ma questo mi sembrava proprio un’altra cosa. Poi Julian voleva qualcosa di nuovo e ho pensato che partecipare a questo progetto sarebbe stato straordinario”.
E’ davvero bella tutta l’estetica del film e l’uso delle luci crea delle suggestioni molto intense.
Il regista ci stupisce precisando di essere arrivato ad un tale risultato grazie all’uso della tecnologia digitale: “Lavorare con l’alta definizione è stato molto bello perché hai la possibilità di avere una troupe di poche persone e per le luci e per tanti altri aspetti non abbiamo dovuto perdere ore e ore per sistemare tutta l’attrezzatura come invece è necessario per i film in pellicola. Era possibile girare di notte anche con poca luce, bastava quella dei lampioni per illuminare i volti degli attori. Tutto questo mi ha permesso di sentirmi più vicino alla città, seconda vera protagonista del film. Catturare lo stile del tempo anche attraverso le immagini proiettate sul muro che ci seguivano come spiriti”.
Nel 1956 il Daily Telegraph pubblicò un rapporto dettagliato su Mister Eternità e nella notte di capodanno del 1999 un’enorme scritta ‘Eternity’ illuminò il ponte della città e il messaggio di Arthur dalle pareti e dalle strade di Sydney venne mostrata in mondo visione per salutare il nuovo millennio. Forse di più questo piccolo-grande uomo non poteva sognare per l’universo che voleva raggiungere.
The eternity man
di Julien Temple
Australia, Gran Bretagna, 64’
Hd 1080
sceneggiatura di Julien Temple
tratto da opera musicale omonima di Jonathan Mills (musiche) e Dorothy Porter (libretto)
attori:
Grant Doyle,
Corista Hughes,
Lara Mulcahy
musiche: Jonathan Mills