In Giappone opera la migliore equipe di cardiochirurghi al mondo; la loro specialità, importata dagli Stati Uniti, è la procedura Batista che prevede il trattamento dei pazienti affetti da una patologia che ingrossa il cuore tramite una pericolosa operazione di asportazione di un pezzo dello stesso. La delicatissima operzione ha, in genere, una percentuale di successo del 60%; il team Batista, come è stato soprannominato dalla stampa nazionale, però, vanta un curriculum perfetto avendo portato a termine con successo 27 operazioni su altrettanti tentativi.
Quindi, quando per tre volte consecutive la procedura Batista si risolve nel decesso del paziente, l’amministrazione dell’ospedale organizza in fretta e furia un’indagine interna atta a scoprire le motivazioni di questi recenti e inaspettati insuccessi. Incaricata del delicato compito è la dottoressa Taguchi, una profana della cardiochirugia e dunque adatta a giudicare con la mente spoglia di pregiudizi. La dottoressa Taguchi, una ragazza deliziosa, di buona indole e con grande fiducia nel prossimo – caratteristica, questa, spesso scambiata dai suoi interlocutori per ingenuità e scarsa intelligenza – porta a termine le sue indagini non trovando alcuna traccia di malafede o dolo. A questo punto la nostra storia potrebbe concludersi qui se non entrasse improvvisamente in scena Shiratori, un arrogante e infinitamente sicuro di sé segretario al ministero della salute, incaricato dai piani alti di risolvere la faccenda del team Batista. Non ci mette molto Shiratori a smontare le indagini della povera Taguchi e a cercare con impegno e brillantezza il colpevole di omicidio volontario e premeditato all’interno dei sette membri della squadra.
Uscito in Giappone nel gennaio del 2008 e tuttora presente nelle sale cinematografiche del paese del sol levante, dove ha incassato ormai più di dieci milioni di euro, il film dell’esperto regista di J Horror Nakamura Yoshihiro è tratto dall’omonimo romanzo best-seller di Kaido Takeru, ispiratosi chiaramente ai pilastri della letteratura gialla, e specialmente ad Agatha Christie. Uno spazio chiuso, un numero finito di sospetti (sette), una serie di omicidi inspiegabili fatti sembrare incidenti
più che plausibili nell’ambito di una procedura rischiosa come la Batista: gli elementi classici e canonici del genere nel genere ci sono tutti. Il film, inoltre, sfrutta furbescamente sia l’onda lunga del successo di pubblico di serie televisive e romanzi di ambito medico, sia l’attenzione mediatica dimostrata ultimamente in Giappone per i casi di malasanità (ricorda qualcosa?). Contribuisce al collocamento in binari sicuri e riconosciuti dal pubblico anche la categorizzazione dei membri del team Batista, macchiette che rappresentano stereotipi deambulanti: il giovane medico arrogante, il chirurgo geniale e pacato, l’infermiera negata, l’anestesista schivo. Tutto ciò, tra l’altro, viene sottolineato ulteriormente dal personaggio di Taguchi, che nel corso della sua indagine preliminare tratteggia i vari membri del team come diversi animali in base alle loro caratteristiche superficiali.
Sembra evidente come tutti questi elementi/ipotesi sommati portino a un’unica conclusione: The Glorious Team Batista è una furbetta macchina da soldi, una pellicola facile facile, messa in piedi con il minimo sforzo, programmata per raggiungere il massimo risultato. Il che non sarebbe nemmeno troppo male se il film fosse buono; di più, la pellicola addirittura nella sua prima parte è scorrevole, simpatica, leggera e ben girata. I problemi stanno tutti nella parte finale, male ideata e peggio scritta; i problemi di sceneggiatura, inoltre, fanno affondare anche la regia, che col passare dei minuti è sempre più incerta, incoerente e meno piacevole da vedere. L’inevitabile risultato è una parte conclusiva completamente spogliata di ogni tensione e di ogni possibile meccanismo di empatia (d’altronde è difficile preoccuparsi per il destino di un personaggio bidimensionale e macchiettistico). Ma è specialmente la suspence, l’incertezza (o la volontà da parte dello spettatore di essere incerto) che viene a mancare, e per questo non si possono non biasimare le evidenti lacune di regia e sceneggiatura. Questo non toglie nulla ai due terzi iniziali del film, molto piacevoli, ma certamente indispone lo spettatore.
Regia:
NAKAMURA Yoshihiro
Anno:
2008
Durata:
128′
Stato:
Japan