Tomboy vuol dir maschiaccio. E’ fine estate, qualche settimana prima dell’inizio della scuola e Laure, con mamma, papà, la piccola Jeanne e un fratellino in arrivo, si trasferisce a Parigi, in una zona residenziale vicina ai boschi.
La famiglia si sistema, inizia una nuova vita. Laure scende nel giardino condominiale dove alcuni ragazzini giocano. Ha i capelli corti, una spruzzata di lentiggini sul naso, il corpo acerbo coperto da maglietta e pantaloni corti. E’ Lisa a rompere il ghiaccio, morbida e prossima all’adolescenza le rivolge qualche domanda convinta di avere a che fare con un ragazzo. Laure non la smentisce e si presenta come Mickael. Ma quanto potrà durare questa nuova identità, quali saranno le conseguenze e per quanto sfuggirà alla distrazione degli adulti?
Dopo aver esplorato l’adolescenza in Naissance des pieuvres (2007), scivolando sul terreno accidentato dagli stereotipi dell’iniziazione sessuale, Céline Sciamma con Tomboy lavora dall’interno restituendo con maggiore limpidezza e autenticità il tema dell’identità sessuale. Con sguardo cristallino, imprime con naturalezza un movimento che attraversa due spazi chiusi: la vita famigliare e il gruppo degli amici fuori casa. Laure riesce a essere Mickael senza destar sospetti, fino a che i due mondi non entrano in contatto. Lo spettatore segue con suspense, l’inevitabile momento, mentre la regista ritrae con pennellate sempre più precise ciò che è palese e al contempo può sfuggire, mettendo a fuoco con un tocco affine al Truffaut degli Gli anni in tasca. E’ l’età di passaggio, quando nascono le attrazioni, prima che il corpo sia pronto ad accoglierle, ad assecondarle. E’ il mondo dei ragazzi, sconosciuto agli adulti; quella parte segreta fatta di libertà, definizione e turbamento.
Laure, ha lo sguardo profondo di Zoé Héran; è femmina e maschio insieme, a seconda di come la si guardi. E’ da questa innocente ambiguità, da questa necessità di sperimentare che rimane intrappolata e con austera dolcezza la macchina da presa la segue nel percorso difficile che s’è scelto. Céline Sciamma, presenta la complessità di un’acerba consapevolezza. Parla con coraggio di duttilità, di una tendenza che può volgere in certezza e, con tenerezza, di una prima attrazione. Mette in evidenza il pesante costo che la società impone a chi non si riconosce appartenente al sesso con cui è nato. Laure, prigioniera di un desiderio, di un gioco o forse solo consapevole di ciò che è, viene liberata con sorprendente ma necessaria brutalità dalla madre, improvvisamente risvegliata dal suo gravido torpore e capace di interrompere il fluire dell’ inganno. L’essere maschio non può che affermarsi dichiarando di essere femmina perché l’identità sessuale non può nascere dal travestimento e dalla menzogna. Un intervento aspro, ma salvifico; non per morale, ma per liberare Laure.
Il finale resta aperto: Laure, Mickael; per un momento o per tutta una vita. Sarà lo spettatore a decidere.
A soli trent’ anni, Céline Sciamma ha indubbiamente dato prova di saper raccontare con realistica poesia una storia complessa.
Tomboy ha vinto il Teddy Award alla passata Berlinale e il premio del pubblico e il premio della giuria al 26° Torino Film Festival.
Titolo originale: Tomboy
Nazione: Francia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 82′
Regia: Céline SciammaCast: Zo Heran, Malonn Lvana, Jeanne Disson, Sophie Cattani, Mathieu Demy, Yohan Ventre, Noah Ventre, Cheyenne Lain, Cheyenne Lain, Ryan Bonbeleri
Produzione: Hold Up Films
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: 15 Settembre 2011 (anteprima)
07 Ottobre 2011 (cinema)