“Tristi amori” di Giuseppe Giocosa

Tutti sospettano

I Tristi amori di Giuseppe Giacosa ( 1847 – 1906 ) viene rappresentato per la prima volta a Roma al Teatro Valle dalla Compagnia Nazionale nella stagione di Quaresima 1887.
La trama della vicenda è il tipico triangolo amoroso : la signora Emma, ama l’avvocato Fabrizio Arcieri, nonostante sia sposata con l’avvocato Giulio Scarli. Quando il marito scopre il tradimento non scaccia la moglie, nè sfida a duello l’amante, ma è Emma a decidere di rimanere a casa solo per amore della figlia Gemma .

Questo dramma è il simbolo del teatro borghese che nasce nella seconda metà dell’ottocento e, infatti, molteplici sono i riferimenti, nel testo, alla mentalità e alla realtà borghese.
Il testo è articolato in tre atti e la scena rimane sempre la stessa : la sala da pranzo di casa Scarli e lo studio dell’avvocato Giulio. E’ singolare che Giacosa decida di mantenere inalterata la scena : la stanza da pranzo è il luogo pubblico per eccellenza della casa borghese e lo studio rappresenta il lavoro e quindi il denaro che una delle tematiche più presenti nel testo.

Il denaro rende la vita tra i due coniugi Scarli molto sterile a livello affettivo, il marito, l’avvocato Giulio, passa molto tempo in studio per poter guadagnare. Scarli è il classico borghese che si è costruito da solo la sua posizione.Il suo posto è lo studio ( lo dice nell’atto III scena ultima ), la sua vita sentimentale è alquanto isterilita, e le piccole affettuosità sono rivolte solo alla figlia . Ormai tra moglie e marito non ci sono che baci di convenienza, dati di fretta sulla fronte e senza il minimo trasporto almeno da parte di Emma ( atto II scena II ).

Emma Scarli, a causa della noiosa e avvilente vita domestica, si è trovata un amante, il praticante avvocato che lavora presso lo studio del marito : il conte Fabrizio Arcieri. Fabrizio è un nobile decaduto, e incarna quel romanticismo e quel trasporto di cui Emma ha bisogno per poter continuare a vivere. Il nome che Giacosa sceglie per la sua protagonista richiama alla memoria quello di un’altra celebre adulterina della letteratura dell’Ottocento: Emma Bovary.

Le somiglianze di Emma Scarli con Emma Bovary non si limitano solo al nome : entrambe tradiscono il marito borghese per noia, perchè stanche della vita sterile a cui il matrimonio le ha costrette; entrambe vivono con l’amante un mondo parallelo di gioie e con il marito fingono una rispettabile accondiscendenza. Eppure sono anche profondamente diverse : Emma Bovary, coerente con le sue scelte, decide di togliersi la vita per il dolore che ha arrecato in tutti gli anni di tradimento al marito, mentre Emma Scarli non decide di scappare con l’unico uomo che ama, ma rimane a casa per poter crescere la figlia.

E’ interessante osservare come Giacosa presenti in scena la relazione adulterina fin dall’apertura dell’opera in cui Fabrizio, entrato di nascosto nella casa di Emma, la bacia sulla bocca con passione giurandole amore . Il marito, l’avvocato Giulio, non sospetta nulla e più di una volta difende Fabrizio che considera un amico ( atto I, scena IV e atto II scena IX ). La scoperta dell’adulterio è casuale e traumatica : prima scaccia l’amante di casa, poi si adira con la moglie, ma poi accetta di convivere con la donna che lo ha tradito solo per il bene della figlia ( Atto III, scena ultima.

Un tema molto presente e sottolineato dall’ambientazione in una piccola cittadina di provincia è quello della chiacchiera, della diceria . Quel nessuno può sospettare, ma tutti sospettano ( Atto II, scena IX ) che è incarnato dal procuratore Ranetti, un uomo subdolo, frivolo e superficiale che riduce tutto il mondo ai balli ai Circolo e alle chiacchiere al Caffè Vasco .Il circolo e il caffè sono altri due ambienti tipicamente borghesi e simbolo di una identità di classe : chi non è socio del Circolo, come Fabrizio, o non si reca a tutti i balli, come Giulio, non è visto di buon occhio e di loro si sparla al caffè.
E’ singolare che Giacosa leghi al procuratore anche altri elementi che connotano in chiave realistica il testo : al procuratore in visita in casa Scarli viene offerto del vermut, uno dei liquori che si erano diffusi lungo il corso dell’ottocento e che ha simboleggiato l’ascesa della classe borghese; il procuratore va al ballo e balla il cotillon.

Costa & Nolan, 1999, pag 176, 13.70 euro