“UNA MADRE” DI GIANCARLO MARINELLI

UNA VERGINE MARIA CONTEMPORANEA TRAVOLGE LO SPAZIO LIBESKIND

Come anticipato dal Direttore Artistico Andrea Porcheddu, uno dei temi principali della quarta edizione del Festival delle Mura sarebbe stato quello delle donne-rasoi: “donne sole in palcoscenico che parlano, raccontano, vivono”.
Per la Donna portata in scena da Marinelli è stata scelta pure una location d’eccezione: lo spazio antistante il monumento realizzato da Libeskind in onore delle vittime dell’11 settembre, che include anche un vero, drammatico residuo della struttura portante delle Torri Gemelle.

Alla fine dello spettacolo s’avvicina per ringraziarmi: ” Grazie, i tuoi occhi mi hanno aiutata nella solitudine del palco…ogni tanto ci sono degli spettatori che ti confortano solo con lo sguardo”
Non ci sono parole più dolci per chi il teatro lo ama, ma non lo fa.
Non poteva non essere diversa l’interprete della Madre per antonomasia: una donna splendida, forte, ma che come tutti ha fragilità, sentimenti indomabili, paure.

Nell’etereo candore marmoreo dello spiazzo, ricavato tra la sponda del fiume e un pendio erboso, si apre la scena del nuovo lavoro dell’eclettico regista vicentino. Tutto è incentrato in un accennato triangolo immaginario, ai cui vertici si trovano pezzi di rami e al cui centro troneggia un piccolo mobile, a metà tra un comodino e uno sgabello.

Maria, dopo la crocifissione di Gesù, si dedica alla lavorazione del legno, mestiere che le permette di continuare l’iniziale impiego del Marito e del Figlio, ma soprattutto di dialogare con sé stessa. In questo disperato monologo, la Vergine esprime i dubbi ed il rammarico, se non addirittura rancore, nei confronti del Sommo Padre: come tutte le madri, ricordando l’operato e le scelte del Figlio, non li comprende, non li condivide e non riesce ad accettarli.
Quando Gesù parlava, Lei non lo comprendeva, non accettava l’idea che proprio Lui che un tempo non faceva un passo senza che Lei gli fosse accanto, abbia accettato di alleviare la sofferenza di tutti, tranne la sua. Maria si sente esclusa. Si dispera sentendo che il Figlio non la riconosce, dicendo di non avere madre, ma solo un Padre. Questo Padre-Padrone che traccia incondizionatamente la via di Colui che Lei stessa ha generato, lacerandosi il ventre e versando fiumi di sangue, dov’era mentre Lo crocifiggevano?

Maria addirittura non condivide gli amici del futuro Salvatore, definendoli bravi ragazzi, ma del tutto esangui. Quale madre più contemporanea?
A lei non interessa la “vostra puttana salvezza” e neppure il fatto d’essere osannata e venerata per l’eternità: Maria vuole solo indietro suo Figlio o, almeno, dopo tutte queste sofferenze, vorrebbe una seconda possibilità di sentirlo dire “vieni”.

Questa versione drammatica e sconsolata di Maria è però irresistibilmente mescolata ad un’altra più ironica, dove Lei stessa quasi si prende in giro per i disperati tentativi di riprendersi “il suo Pagliaccio”, come Lei adorava chiamarlo, per i capelli lunghi e per lo spirito provocatorio che le ha più volte dimostrato, specie quando l’ ha portata a condividere le mura domestiche con Maddalena, la più famosa delle prostitute. Che coppia: la Santa e la Prostituta!
Per amore di un Figlio, però, una Madre accetta tutto.

Le lacrime sono scese copiose a più di qualche spettatore di fronte ad una Ottolini incredibilmente realista. Bella, giovane, esile, con un’energia, espressività e trasporto disarmanti.
Ma la sua incredibile bravura che ha rapito tutti presenti, compreso lo stesso Marinelli, visibilmente emozionato e coinvolto, è stata quella di rendere il dramma ironico, di quell’autoironia che le madri usano quando raccontano delle loro battaglie contro i mulini a vento dei loro figli, condotte nel tentativo di educarli, di spianargli la strada, di aiutarli per sempre.

Ancora una volta Giancarlo Marinelli affronta una realtà universale, rifacendosi ai soggetti delle Sacre Scritture, che riesce sempre a rendere attuali, riconfermandosi una delle menti più vulcaniche e brillanti del panorama culturale italiano contemporaneo.

Giancarlo Marinelli “Una madre”
con Michela Ottolini
Domenica 22 giugno ore 22.15
Spazio Libeskind
Padova