Lino Settembre è un affermato giornalista sportivo, sposato da venticinque anni con Chicca, docente universitaria. Un solido matrimonio con l’unico dispiacere di non avere avuto figli. Ma oggi Lino inizia a manifestare i primi sintomi di una malattia progressiva e devastante, il morbo di Alzheimer, che lo farà ritornare in un altrove del proprio passato di bambino. Dopo Il papà di Giovanna Pupi Avati affronta nuovamente lo straniamento della malattia con un film struggente e poetico.
Un amore ostinato e sconfinato: è questa l’essenza del nuovo film di Pupi Avati, la cui uscita in sala è preceduta dalla polemica per l’esclusione da Venezia 67. che avrebbe probabilmente valso una Coppa Volpi ad almeno uno dei due protagonisti, Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di Lino Settembre e Francesca Neri, in quello della moglie Chicca.
Una coppia davvero glam: entrambi belli, con una carriera di successo, un matrimonio felice con l’unico neo di non avere avuto figli. Una sofferenza che ha tuttavia rinsaldato il loro rapporto nel corso degli anni.
Mentre Lino regredisce sempre più rifugiandosi nei ricordi di infanzia – che sono poi i ricordi del regista Pupi Avati – Chicca si trasforma a poco a poco in una madre affettuosa e apprensiva di quel figlio che non ha mai avuto, in un progressivo ribaltamento dei ruoli cui corrisponderà anche un cambiamento esteriore dei protagonisti.
Mentre lo sguardo di Lino, i suoi gesti, il suo vocabolario diventano sempre più quelli di un bambino smarrito, Chicca sarà costretta a confrontarsi con la violenza fisica che non ha mai subito prima, costretta a far emergere la tenacia di voler andare avanti nonostante tutto, la determinazione di affrontare un viaggio di cui conosce la mèta, ma non il percorso.
Mentre il presente diventa nella mente di Lino sempre più sfumato e vago, il passato torna con ricordi sempre più nitidi e Fabrizio Bentivoglio riesce nella difficile impresa di “interpretare” una malattia che non ha apparenti segni esteriori. Per Francesca Neri, trasformata in un signora della buona borghesia con capelli grigi e classico filo di perle, la sfida di questa terza interpretazione sotto la guida di Pupi Avati, dopo La cena per farli conoscere e Il papà di Giovanna era quella di dare volto ad un personaggio controverso e drammatico, mai patetico.
Le melodie di Riz Ortolani sono il suggello capace di evocare i momenti felici e sottolineare quelli più struggenti e drammatici di un film che disegna una mappa dell’amore di fronte alle difficoltà, in una contemporaneità in cui la fuga fa notizia più del rimanere saldi accanto a una persona cara e ammalata.
Una sconfinata giovinezza
Titolo originale: Una sconfinata giovinezza
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 98′
Regia: Pupi Avati
Sito ufficiale: www.unasconfinatagiovinezza.it
Cast: Fabrizio Bentivoglio, Francesca Neri, Serena Grandi, Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Manuela Morabito
Produzione: Duea Film, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 08 Ottobre 2010 (cinema)