“URLO” DI PIPPO DELBONO

Un circo cupo e urlante

Un susseguirsi di figure assurde e piccoli show collegati tra loro attraverso l’uso di suoni angoscianti come l’urlo registrato di un essere indefinito, a metà strada tra un neonato e un animale disperato, e per mezzo una scenografia fissa, che riproduce una sorta di baraccopoli lugubre.

I più di venti personaggi presenti in scena formano la Compagnia di Delbono, regista famoso soprattutto nei festival per la sua originalità e stravaganza. Pippo Delbono lavora su questa linea dal 1987, anno in cui con “Il Tempo degli Assassini” iniziò la sua opera, che coinvolge anche cinema e letteratura.

Tra le apparizioni che vanno a formare quasi uno spettacolo circense ritroviamo figure mostruose, uomini sproporzionati, rappresentazioni di diversi tipi e gruppi sociali tese ad evidenziare la follia e gli aspetti più problematici della società e del potere, soprattutto economico, politico e religioso. Per fare qualche esempio tra i più comprensibili possiamo scegliere alcuni affreschi pittoreschi e divertenti: i tipici tipi da spiaggia impegnati in un ballo di gruppo stile villaggio vacanze, una rockstar con chitarra e tuta dorata e aderentissima al centro di un gruppo di adoranti ragazze in luccicanti abitini.

Personaggi enigmatici e surreali catturano ancor di più l’attenzione dello spettatore per la loro durezza e violenza: una donna rabbiosa vestita di nero cammina avanti e indietro sbattendo i tacchi, simile ad un toro, e infine strappa il piercing al capezzolo ad un ragazzo; una donna ricca piange disperata e contemporaneamente mangia il lauto pranzo che le viene servito.

La struttura dello spettacolo è episodica e frammentata, ma i toni e i motivi sono uniformi; spesso inoltre si tende ad allungare e reiterare il contenuto di ogni singola scena, creando un effetto di insistenza e ripetitività molto marcato.

Lo stesso Delbono, durante l’incontro con il pubblico al Teatro Argentina, afferma che il significato di queste scene non è preciso e spiegabile, l’obiettivo che persegue è scuotere il pubblico più con suggestioni e sconvolgimenti. Altro punto toccato dall’autore è la particolare conformazione della Compagnia, il cui componente più fuori del comune è Bobo, che è stato accolto da Pippo Delbono dopo quarantacinque anni di manicomio. Viene inoltre affrontato il problema del teatro italiano contemporaneo privo di prodotti innovativi e insoliti come questo.

URLO – Emilia Romagna Teatro Fondazione – Teatro di Roma; ideazione e regia Pippo Delbono; con Compagnia Pippo Delbono e con la partecipazione di Umberto Orsini, Giovanna Marini e la Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio; Scenografia di Philippe Marioge; Luci di Manuel Bernard