Un Giulio Cesare ‘malato d’Africa’ segna il ritorno di Ottavio Dantone all’Alighieri

Composta da Händel nel 1723, allora ventottenne, per il Teatro di Haymarket di Londra, su un libretto di cinquant’anni prima rielaborato da Nicola Francesco Haym, l’opera narrà lo scontro tra Tolomeo (re d’Egitto) e Giulio Cesare e dell’amore tra quest’ultimo e Cleopatra (sorella di Tolomeo) che aspira al trono d’Egitto. Un’opera nella quale Händel ebbe la capacità di rendere momenti particolarmente carichi dal punto di vista emotivo con espedienti insoliti per l’epoca, ma ancora oggi di grande effetto.

Un Giulio Cesare ‘malato d’Africa’ è protagonista di un’opera che parla di “differenti civiltà che si incontrano e si scontrano in una reciprocità fatta di attrazione, seduzione e repulsione” – come sottolinea il regista Alessio Pizzech che, nella sua lettura dell’opera, pone l’accentro sullo scontro tra la cultura occidentale e l’Egitto, ritenuto nel XVIII secolo “portatore di un sapere antico, ancora tutto da conoscere, che vede scrittura, alchimia, magia congiungersi come un unicum”.

Giulio Cesare e Cleopatra sono entrambi protagonisti della vicenda e, seppure all’interno di un conflitto, rappresentano la volontà di conoscersi: l’uno infatti è ritratto come “un uomo capace di comprendere a fondo usi e costumi delle civiltà con cui si trova in contatto”, l’altra “portatrice di una cultura che sceglie la contaminazione con l’Occidente”, che “dialoga con gli invasori” e “cerca un’alleanza sul piano ideologico contro il vecchio universo politico e culturale di riferimento incarnato da Tolomeo”. Per contestualizzare la guerra del terzo atto Pizzech ha scelto l’immagine della storica Biblioteca di Sarajevo devastata dai bombardamenti, intesa appunto “come topos contemporaneo, come esempio di distruzione, immagine simbolo di conflitti che sono prima di tutto culturali”, suggestionato dall’idea che “l’opera di Händel fa premonire quella guerra civile che culminerà nell’incendio della Biblioteca di Alessandria d’Egitto”.

Nel cast figurano alcuni fra i massimi interpreti del repertorio barocco: Sonia Prina veste i panni di Giulio Cesare, Maria Grazia Schiavo quelli di Cleopatra. Achilla è impersonato da Riccardo Novaro, Cornelia da José Maria Lo Monaco. Tolomeo è Filippo Mineccia, Sesto è interpretato da Paolo Lopez, Nireno da Floriano D’Auria e Curio da Andrea Mastroni.

Al fianco del regista lo stesso staff impegnato lo scorso anno nella produzione di Tito Manlio: Cristina Aceti firma i costumi, Michele Ricciarini le scene (realizzate da Ardislab Ravenna con la partecipazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna) e Marco Cazzolla le luci.

Il nuovo allestimento e’ coprodotto dal Teatro Comunale di Ferrara, dal Teatro Alighieri e dal Teatro Comunale di Modena.

La stagione dell’Alighieri è resa possibile grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna ed al determinante sostegno di partner quali Cmc Ravenna e Unicredit.

Info e prenotazioni: 0544 249244 – www.teatroalighieri.org