“Un amour de jeunesse” di Mia Hansen-Løve

Festival del film di Locarno: Concorso internazionale
Un amour de jeunesse di Mia Hansen-Løve non può essere definito altrimenti che una delusione. Con Il padre dei miei figli la regista francese aveva incantato per la capacità di farci sentire il respiro della vita, per la straordinaria abilità nel dirigere gli attori e per la simpatia che ci comunicavano le vicende degli esseri umani che apparivano sullo schermo. Tutto questo è completamente assente nel suo ultimo lavoro.

Il padre dei miei figli terminava con la canzone Que será será e Un amour de jeunesse sembra si sviluppi proprio a partire dai temi di quella canzone: il film racconta dell’adolescenza, di quando molte strade sono aperte, si esplora la propria libertà e si compiono scelte che condizioneranno le tappe successive della propria vita. Lo fa mettendo in scena una adolescente che diventa donna e che, negli anni (dal 1999 al 2007) in cui si svolge la storia, vive due amori: il primo con un coetaneo e il secondo con un uomo molto più grande di lei. Questa volta, però, la regista non ha saputo ritrovare l’equilibrio che rendeva affiscinante Il padre dei miei figli: Un amour de jeunesse finisce per assomigliare a una sorta di romanzo d’appendice dove accadono tante cose e dove abbondano la frasi come “il mio cuore è puro”, “tu illumini la mia vita”, “è l’uomo della mia vita”, “per me conta solo l’amore”. E se i due ragazzi, con i loro abbandoni melodrammatici (tentativo di suicidio compreso) e la loro esibita sensibilità suscitano un forte antipatia (che talvolta fa quasi rimpiangere gli adolescenti mocciani), il personaggio dell’architetto, e secondo amante della ragazza, è una figura priva di vita e ha un ruolo troppo “dimostrativo”: ogni volta che parla – che si tratti delle grondaie o della luce che filtra in una casa – lo fa per esporre metaforicamente un insegnamento esistenziale (verrebbe da paragonarlo a certi giapponesi dei film hollywoodiani – come il maestro di Karate kid – che parlano solo per metafore e solo per esprimere grandi verità sulla vita).

Per il resto, ci sono scenari naturali, architetture, immagini della neve: tante belle cartoline, e nulla più. In definitiva, uno di quei film francesi che si parlano addosso e che pretendono di spacciare l’osservazione del proprio ombelico per profondità e sensibilità. A un certo punto i due protagonisti vanno al cinema e all’uscita, lui dice che era “il solito film francese, i personaggi parlano tanto, si compiacciono: orribile”. Come dobbiamo interpretarlo: come una sorta di messa tra virgolette di tutto quanto (un po’ come certi action movies che inseriscono nel dialogo battute tipo “non siamo in un film di Schwarzenegger”) oppure come una presa in giro del povero spettatore costretto a subire quasi due ore di tormenti sentimentali di una adolescente? In ogni caso, c’è da sperare che il film sia una momentanea caduta nel percorso d’autrice della Hansen-Løve e non il segno di uno stile che diventa, precocemente, maniera. Quello che ci preoccupa è che, leggendo i nomi della giuria, ci pare vi sia qualcuno che potrebbe sostenere un’opera del genere.

Un amour de jeunesse
Regia: Mia Hansen-Løve
Interpreti: Lola Créton, Sebastian Urzendowsky, Magne-Håvard Brekke, Valérie Bonneton, Serge Renko, Özay Fecht
Francia, Germania, 2010, 110’