“Un segreto tra di noi” di Dennis Lee

Lucciole in giardino e mosche nello stomaco

Fuori Concorso
Una famiglia del Midwest sembrerebbe costituire il modello perfetto del nucleo casalingo americano, ma in realtà nasconde ruggini e rancori mal sopiti che vanno accumulandosi fin dall’infanzia. Un incidente fatale e paradossale scoperchia un pozzo di emozioni soppresse e per lunghi anni trattenute, portando i componenti del nucleo ad una sorta di resa dei conti con il non detto e con gli odi a lungo celati.

Con questo dramma intimista esordisce l’asiatico-americano Dennis Lee, che per la sceneggiatura si basa parzialmente sulla propria vicenda familiare autobiografica. Il giovane regista, alla sua prima prova sul lungometraggio, riesce a mettere insieme un cast di discreto richiamo commerciale, che può potenzialmente coprire diverse fasce di pubblico americano interessato a rivangare ruggini e dissapori tipici della middle-class di qualsiasi paese industrializzato, ma che avrebbe comunque un suo appeal anche dalle nostre parti. Un po’ uno sguardo al proprio ombelico e alle proprie insufficienze antropologiche congenite, con intellettuali che pretendono troppo dai propri figli, fino a trasformarsi in orchi tirannici (la figura forse un po’ sbilanciata del padre, interpretata da Willem Dafoe) e madri angeliche e protettive che non possono però fare a meno di cercare una felicità alternativa nell’adulterio.

È vero che questi coacervi di dolori casalinghi inespressi e pronti ad eruttare alla prima occasione collettiva trovano un armamentario particolarmente favorevole nei luoghi intimi della famigliola a stelle e strisce (basti pensare ai ricevimenti funebri o alle tavolate del Thanksgiving), è vero che lo stato avanzato di sviluppo (e di disgregazione) della società statunitense si offre in modo perfetto all’esposizione metaforica di contrasti generazionali (basti pensare ad American Beauty): è forse proprio questo però il problema di Fireflies in the Garden, che rischia se non di affogare, almeno di boccheggiare in situazioni già viste e riviste. Non ci va di parlare di clichè (spira comunque una certa aria di autenticità, non foss’altro per la base autobiografica della vicenda), ma piuttosto di un “nulla di nuovo sull’inespresso americano medio”. Oltre a ciò la metafora, il livello sublimante che potrebbe portare a considerazioni più generali, non spicca davvero mai il volo con decisione, e si rimane ancorati allo strato basilare della vicenda, quello che snocciola (per carità, non senza un certo virtuosismo narrativo di flashback e parallelismi esistenziali) i piccoli e grandi casi personali di una famiglia Taylor qualunque.

Una Julia Roberts piuttosto equilibrata fa coppia con il padre-orco di Dafoe già summenzionato, a testimoniare una fiducia (in fondo non mal riposta) dei produttori nel progetto del giovane regista, mentre volti (e corpi) come quelli di Carrie Ann Moss, ancora indimenticata Trinity, e della Hayden Panettiere del serial Heroes dovrebbero assicurare un certo appeal visivo nei momenti in cui la tensione si affloscia e la storia langue.
A parte certe incongruenze psicologiche mal risolte, insomma un film che si lascia guardare, non ricatta eccessivamente i deboli di cuore e ci fa rivalutare in fondo la nostra buona vecchia cara famiglia all’italiana.

Titolo originale: Fireflies in the garden
Nazione: U.S.A.
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata:
Regia: Dennis Lee
Sito ufficiale:
Cast: Julia Roberts, Ryan Reynolds, Willem Dafoe, Emily Watson, Carrie-Anne Moss, Hayden Panettiere, Ioan Gruffudd, Shannon Lucio, George Newbern, Cayden Boyd, Chase Ellison
Produzione: Senator International
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 09 Maggio 2008 (cinema)