Un’isola e una locanda per Ernest Hemingway. E per i tanti scrittori e artisti che hanno cercato, nella sua tranquillità, la necessaria concentrazione. Stiamo parlando dell’isola di Torcello, nella laguna nord di Venezia, che con la Locanda Cipriani ha ospitato lo scrittore statunitense per oltre un mese, nell’autunno del 1948.
Hemingway trascorse questo lungo periodo in compagnia della moglie Mary e vi iniziò la stesura del romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”. Dedicandosi, inoltre, alla caccia alle anatre e ai piaceri della tavola. “Le voci dicono che Hemingway fosse una persona che apprezzava il buon bere – spiega Bonifacio Brass, erede e attuale gestore della locanda Cipriani – in particolare il Martini e i vini rossi della zona, come l’Amarone”.
Le impressioni ed il ricordo di quel novembre torcellano, di quel tavolo accanto al fogher della Locanda, rimasero scolpite nel suo romanzo ma soprattutto nei ricordi di Hemingway. Che, ormai affermato premio nobel alla letteratura, vi ritornò nella primavera del 1954, durante il soggiorno veneziano che seguì alle disavventure del suo viaggio in Africa. “Nei racconti del nonno fu – riferisce Bonifacio Brass – una giornata di caviale e vodka, al tepore del primo sole di primavera”.
Hemingway aveva conosciuto questi luoghi nel corso della Grande Guerra, quand’era volontario per la croce rossa internazionale. Tornatovi spesso, era divenuto amico di Giuseppe “Bepi” Cipriani, che oltre ad aver fondato il celebre “Harry’s Bar” a pochi passi da Piazza San Marco (ed aver successivamente creato l’Hotel Cipriani di Venezia e la Villa Cipriani di Asolo), verso la fine degli anni 20 si innamorò di Torcello, l’isola più antica della laguna. Nel 1934 Giuseppe Cipriani rilevò una modesta rivendita di vini ed olio, posta di fronte a un caratteristico ponte in pietra, trasformandola in una “locanda”, con poche camere per gli ospiti (attualmente ne vengono affittate solo quattro) e una sala per il ristorante, circondata da un orto-giardino affacciato sulle chiese di Torcello e sul suo campanile.
La locanda veniva aperta solo d’estate ma, per ospitare Hemingway, nel ’48 Giuseppe Cipriani fece un’eccezione che portò un indubbio contributo alla fama della Locanda che, ancora oggi, è ambitissima dalla clientela statunitense. Ma che è stata sempre frequentata da personaggi illustri della politica e, soprattutto, della cultura e dello spettacolo: tra questi citiamo Arturo Toscanini, Igor Strawinsky e Maria Callas; Marc Chagall e Max Ernst; Kim Novak, Walter Matthau e il grande Charlie Chaplin. Oppure Winston Churchill, che la frequentò negli anni ’50 “con il cavalletto da pittore – racconta Bonifacio Brass – costantemente sotto il braccio”.
Cos’è rimasto dei tempi di Hemingway? “La locanda è la stessa – garantisce Bonifacio Brass – negli arredi, nelle strutture e nei pavimenti in marmo, solo alcuni ampliamenti della terrazza esterna sono stati effettuati negli anni ’60, mentre l’orto è stato convertito in giardino; è quindi davvero possibile dire ‘ho dormito nello stesso letto di Hemingway’”. Uguale è rimasta anche la cucina: “I piatti classici di allora, come il carpaccio di carne, il risotto di verdure alla maniera di Torcello, il filetto di San Pietro alla carlina, oppure i tagliolini verdi gratinati, rimangono immancabilmente nel nostro menù”.
“Nel ’48, ai tempi di Hemingway, l’isola – continua Brass – ospitava 300 persone (ora gli abitanti sono solo 12, NdR) e non c’era luce, gas, acqua; servizi che fu il nonno a far arrivare”. Come allora nelle stanze non c’è la televisione, ma un’invisibile banda internet wi-fi – ormai indispensabile strumento di lavoro anche per un artista – e, soprattutto, una fornita libreria di oltre cinquanta preziosi volumi. Per inseguire l’ispirazione.