Una storia dimenticata nel corto “We Stick Together” di Julius Telmer

I "nemici alieni" d'Australia

Nel 1940, quando Mussolini dichiarò guerra agli Alleati, per il governo Australiano migliaia di italiani divennero “enemy aliens” (cittadini di un paese in guerra con il Paese in cui vivono) da trasferire in campi di prigionia in tutta l’Australia. Una storia dimenticata, che oggi due giovani raccontano in un corto che sta per diventare un documentario e, forse, un lungometraggio. Il regista Julius Telmer e il produttore Daniel Tenni raccontano in questa intervista da dove sono partiti e dove vorrebbero arrivare.

Quando si dice il caso. Daniel Tenni è un ventottenne australiano di origini italiane, Julius Telmer un coetaneo che dall’Olanda ha deciso di studiare regia a Perth, in Australia.

Dal loro incontro tra i corridoi dell’Università è nato “We stick together” (Restare Uniti) – “An untold story in Australian history”, selezione ufficiale a Cannes nel 2011, selezionato e premiato in numerosi festival in tutto il mondo.

Un corto (14 minuti) nato dalla collaborazione di un team in cui regista, produttore, attori e troupe hanno lavorato ad un progetto comune.

Il padre di Gianni (l’attore Frank Fazio, 22enne di origini siciliane) è stato arrestato dai fascisti in Italia. Ora il ragazzo vive in una piccola località rurale del Western Australia e ha promesso di non lasciare mai sola la madre Antonella. Ma la guerra dichiarata da Mussolini alla Gran Bretagna rende tutti i giovani italiani maschi dei potenziali nemici. Anche il destino di Gianni è segnato, sarà deportato come migliaia di italiani in un campo di prigionia. Solo restando uniti, forse, si potrà sopravvivere.

Da questo cortometraggio sta nascendo un progetto più ampio, con il documentario Enemy Aliens
che ricostruisce l’internamento di 5000 emigranti italiani durante la Seconda Guerra Mondiale.

Abbiamo chiesto al produttore Daniel Tenni e al regista Julius Telmer di raccontarci come è nato il progetto.

NonSoloCinema: Un team molto giovane che ricostruisce una storia dimenticata in Australia, pressoché sconosciuta in Italia, che risale a oltre 60 anni fa. Come nasce il vostro progetto?

Daniel Tenni: Ho saputo di questa vicenda mentre studiavo all’università e ne sono stato incuriosito, anche per le mie origini italiane. Ho avuto la possibilità di fare delle ricerche perché il mio bisnonno è stato uno di questi ‘enemy aliens’. Questo mi ha ispirato e in seguito, frequentando la scuola di regia, ho avuto la possibilità di produrlo.

Julius Telmer: Quando Daniel è venuto da me con questa idea mi sono subito chiesto come girare questo film nel modo migliore. Daniel conosceva già gli attori, abbiamo fatto un po’ di casting, molte ricerche, soprattutto per la location giusta: non avevamo soldi per costruire nulla o per spostare delle cose. Quindi era importante trovare una location che rendesse credibile l’Australia del 1940. L’abbiamo trovata in una zona rurale del Western Australia, tranne qualche scena girata a Perth.

NSC: Avete partecipato a molti festival e vinto parecchi premi. Questo è importante per gli sviluppi futuri del vostro progetto?

Daniel Tenni: Per noi è importante che il festival abbia girato il mondo, l’Europa, gli Stati Uniti, perfino in Africa, perchè tiene alta l’attenzione sul nostro progetto. Questa è una storia universale, non riguarda solo l’Italia o l’Australia, è qualcosa legato alle migrazioni, che oggi sono sempre più attuali. Una storia che può essere compresa in tutto il mondo.

NSC: Julius, sei stato influenzato da qualche autore italiano?

Julius Telmer: Non in modo specifico. Anche se naturalmente conosciamo i film di autori italiani, come De Sica, soprattutto per quanto riguarda la vita quotidiana di persone normali: ogni cosa viene filtrata attraverso gli occhi di persone normali che fanno una vita apparentemente normale, ma la guerra è sempre e costantemente in sottofondo, e questo i registi italiani l’hanno raccontato molto bene.

NSC: Come è stato accolto in Australia e in Italia?

Daniel Tenni: è stato molto interessante osservare la differenza delle reazioni. In Italia nessuno conosceva questa storia, cercavano di capire come e perché era accaduta questa cosa. Ma in Australia le persone che vivono qui da molto tempo si sono sentite toccate, e molti hanno voluto parlarci, hanno voluto saperne di più e sapere che cosa sarebbe successo dopo questo corto.

NSC: E che cosa succede? Anche perché coloro che hanno vissuto quella vicenda saranno ormai molto anziani.

Julius Telmer: È un progetto in tre step. All’inizio dopo il corto volevamo sviluppare un lungometraggio, ma molta gente si è fatta viva, ci hanno raccontato le loro vere storie, le loro esperienze, e così abbiamo compreso che c’era ancora molto da scoprire di cui non sapevamo nulla, o poco, quando abbiamo girato il corto. Mentre scrivevamo il lungometraggio queste storie continuavano ad arrivare a noi, testimonianze così incredibili che abbiamo detto: stop, smettiamo di scrivere il film, raccogliamo queste storie, facciamo un documentario e poi partendo dalle testimonianze possiamo costruire il lungometraggio.

Daniel Tenni: Per noi è molto importante il documentario. Abbiamo l’appoggio dellla Documentary Australia Foundation che può supportare la nostra ricerca, anche attraverso il fundraising.

NSC: Adesso state rintracciando queste persone, che sono in tutta Australia, per girare il documentario

Julius Telmer: Noi stiamo cercando tutti, non solo i prigionieri. Non vogliamo fare una storia “scandalistica”, vogliamo sentire le due facce della medaglia per far capire. Vogliamo che emerga cosa è l’Australia e anche come immigrare, non sia stato, qui come altrove, una cosa facile. Avere occhi neri e capelli neri poteva non essere facile, lo facciamo vedere già nel corto. Vogliamo far capire come si guardano le persone l’un l’altro. Per questo crediamo sia una storia davvero universale.

Daniel Tenni: E’ importante raccontare questa storia il prima possibile. Da quando abbiamo iniziato a raccogliere le testimonianze son già morte tre persone, quasi tutti hanno più di novant’anni. Cercheremo di far arrivare questo progetto anche in televisione, oltre che nelle sale e nei festival, proprio per far conoscere questa storia.

Il documentario sarà coprodotto dalla Tino Films e dalla WBMC (che ha prodotto Wasted on The Young, presentato al Torino Film Festival nel 2010).

Sarebbe bello se questo progetto trovasse un distributore anche in Italia. Intanto ecco il pitch trailer.

http://www.enemyaliens.com.au/
http://www.tinofilms.com.au/