L’obiettivo di Quellicherestano, l’Associazione Culturale sbocciata a Roma nel 1992 a seguito di un’esperienza laboratoriale tra diversi attori, registi e drammaturghi, è stato dichiarato dai suoi fondatori, Carla Chiarelli e Fabrizio Parenti, in numerose occasioni: “coniugare il recupero della funzione sociale e politica dell’agire teatrale con la ricerca formale, il lavoro sulle possibilità di comunicazione del teatro con l’intervento diretto nel vivo della società di oggi”.
Ecco perché spesso i loro lavori traggono ispirazione da testi non propriamente teatrali, prestati alla scena dalla letteratura, dalla poesia, dalla saggistica e tuttavia accomunati dall’essere saldamente ancorati ad una profonda riflessione sulla contemporaneità. L’ultimo esperimento drammaturgico non si sottrae a questo identikit: Verba Volant/Profezie civili di un anticonformista, già rappresentato per la regia di Fabrizio Parenti al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (PAC) e in replica venerdì 3 e sabato 4 luglio, è la trasposizione teatrale della corrispondenza tra il giornalista Goffredo Parise e i propri lettori così come venne pubblicata fra il 1974 e il 1975 sul Corriere della Sera, quotidiano per il quale l’intellettuale vicentino scriveva.
Facile dedurre in quale misura un linguaggio e un mezzo come quello giornalistico possano sollevare la vetusta arte del teatro e il suo antiquato repertorio verso una sempre più alta comprensione della società civile, economica e politica attuale. Talvolta l’esperimento riesce, talvolta tende a trasformarsi in un azzardo che non rende i frutti sperati. La difficoltà consiste proprio nell’operazione di sintesi tra due mondi espressivi e comunicativi tanto distanti. Nel caso di Verba Volant, è apprezzabile la volontà registica e recitativa di tenersi un po’ in disparte per dar maggior risalto alla pienezza delle parole di Parise, la cui forma e il cui contenuto da soli bastano a occupare lo spazio teatrale. Una ricerca di sobrietà che risparmia soltanto alcuni significativi oggetti di scena, posti in ogni caso in posizione marginale sul palco: la cartina dell’Italia, vera protagonista delle virulente e lucide analisi parisiane, e i manichini che danno corpo al gruppo famigliare descritto nel racconto Benessere Borghesia, usato come una sorta di intermezzo narrativo nella corrispondenza.
Anche la Chiarelli, magistralmente accompagnata dalle musiche dal vivo di Piero Salvatori, sembra aver scelto uno stile che lascia un margine d’azione minimo nell’uso del corpo e negli spostamenti spaziali, privilegiando invece la componente verbale. Purtroppo però, a più riprese il suo abito elegante e la sua vocalità eccessivamente accademica tendono a urtare contro la semplicità, l’estrema concretezza e al contempo l’urgenza etica delle righe di Parise.
La scelta delle lettere, vere perle all’interno dello spettacolo, fa emergere con prepotenza l’acutezza dello sguardo dello scrittore veneto su alcuni argomenti scottanti: la delusione nei confronti della classe borghese, i cui vizi e le cui vanità vengono messi alla gogna attraverso una raffigurazione caricaturale e alla quale si contrappongono i poveri che, dice Parise senza timori di risultare populista, “hanno sempre ragione”; pur prendendo le distanze dalla dottrina comunista, egli propone un ritorno alla povertà, “che non è miseria” ma vera e propria ideologia attraverso la quale ripudiare le pratiche consumistiche della società del denaro e del profitto, in favore di un modo di vivere più equilibrato, che si regoli sui reali bisogni e aspirazioni umane; indaga il rapporto dei padri con i figli, così pessimisti e disillusi i primi, confusi ma vitali i secondi. Se a tratti la penna di Parise appare impolverata dagli anni, l’impressione dura un attimo e subito dopo le sue parole con estrema ironia ci ricordano le amarezze dell’oggi.
VERBA VOLANT / PROFEZIE CIVILI DI UN ANTICONFORMISTA
Produzione Quellicherestano in collaborazione con il Festival – Testi di Goffredo Parise – Adattamento e regia di Fabrizio Parenti – Con Carla Chiarelli – Musiche composte ed eseguite da Piero Salvatori – Scenografia di Silvia Manzoni – Costumi di Giusy Gandolfo – Produzione: Associazione Culturale QUELLICHERESTANO