Venezia 69 – Orizzonti
Gaby va all’ufficio di collocamento e scopre che l’unico lavoro disponibile è quello di “colui che stacca l’acqua”. Cosa fare? Accettare o rifiutare?
Gaby (Moshe Ivgy) accetta. E inizia a tagliare per sopravvivere.
Esce la mattina di casa con due chiavi inglesi, un secchio e qualche straccio e inizia, metodicamente, a staccare l’acqua ai suoi concittadini morosi o inadempienti.
Il lavoro che la società idrica gli offre lo fa diventare, dal primo foglio infilato tra le tubature, un nemico del vicinato. Ma staccare l’acqua non è una cosa che a Gaby piace fare. Egli, infatti, sgattaiola in mezzo ai giardini per non farsi vedere, sapendo di essere il bersaglio preferito del rancore che solo certe persone che sono nel torto sanno provare.
Il “tagliatore” si muove con circospezione in questi cortili aridi e desolati.
Per 11 shekel al giorno si becca sputi, improperi e accuse. Viene inseguito come se fosse il responsabile che sceglie a piacimento chi lasciare senza acqua. Viene additato come un criminale senza cuore, un asservito al potente.
Il lavoro procede bene, i secchi che Gaby si porta dietro si colmano sempre di più e l’uomo che rompe i meccanismi di solidarietà tra disperati viene sempre più identificato con il nemico.
Ma il “mors tua vita mea” che “colui che stacca l’acqua” accetta, è a tempo. Quando un giorno il nome della famiglia che dovrà rimanere senza acqua è quella di un amico del figlio Boaz (Tom Yefet), Gaby è sopraffatto dall’ansia che era riuscito a tenere a bada.
In poco più di 60 minuti, l’israeliano Idan Hubel mette in scena una guerra tra piccoli senza patetismo. The Cutoff Man (Menatek ha-maim) vuole riprendersi la sua dignità: messo alle corde, cerca di lottare per la sopravvivenza ignorando le inguiste accuse.
Menatek Ha-Maim (The Cutoff Man) di Idan Hubel – Israele, 76′
v.o. ebraico – s/t inglese, italiano
Moshe Ivgy, Naama Shapira, Tom Yefet