Venezia 70. Fuori Concorso
Come si può girare un film su Federico Fellini per rendergli un omaggio, ma senza fronzoli cerimoniali? O meglio, è possibile realizzarlo? Sì, senza ombra di dubbio; comeEttore Scola ha dato prova alla 70. Mostra del Cinema di Venezia, non solo tracciando una piccola parte della vita del Maestro, ma anche ricordando come si fa a fare Cinema).
Impossibile non commuoversi durante la proiezione di questo docufilm; ma non ditelo al maestro Ettore Scola, perché non è assolutamente stata sua intenzione fare un’opera sentimentale o nostalgica, del resto come ci ha detto: “Io non volevo far piangere. C’è da piangere per chi muore senza lasciare nulla. Non mi capacito di come si possa piangere per Federico! Poi Federico si sarebbe veramente incazzato, era una persona molto allegra, molto ironica.”
L’idea che sta dietro Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini era quella di mettere in scena un ritratto di Fellini a vent’anni dalla sua morte. Scola ha coinvolto tutta la sua famiglia, i figli e i suoi 5 nipoti (che recitano in questo piccolo grande gioiello) per ricordare un amico.
L’attore Vittorio Viviani è il cantastorie che sfoglia con il pubblico l’album di famiglia, dove Ettore Scola ha incollato frammenti di vita, di “si gira”, di film. Si parte dal 1939, quando il giovane liceale Federico Fellini bussa alla porta della redazione del Marc’Aurelio, famoso giornale satirico dove hanno lavorato Scola, Zavattini, Steno, Marchesi, Metz, Age e Scarpelli, Pipolo, Guareschi, … e si arriva al quinto Oscar nel 1993 e al suo settantatreesimo compleanno.
L’armonia melodica e il clima surreale, ovviamente circense, può essere riassunto con una definizione di Fellini data dal regista “un grande Pinocchio che, per fortuna, non è mai diventato “un bambino perbene.”
Viviani – nel suo impermeabile, stringendo la ventiquattore, come farebbe un narratore di altri tempi – segue il percorso di Fellini e della sua amicizia con Scola (interpretati entrambi con fascino dai nipoti di Scola)). E mentre i giovani Fellini e Scola, chiacchierano al bar, o fanno tardi (perché Federico amava girare durante la notte in macchina, spesso dando passaggi a persone sconosciute, per conoscerne la storia, per prendere spunti per i suoi personaggi, come Cabiria), il regista ritaglia e inserisce immagini di repertorio, “amarcord”, unendo i suoi ricordi con la sfrontatezza della gioventù di allora.
Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, Ugo Tognazzi, Roberto Benigni, Sergio Rubini (che Fellini volle come protagonista di Intervista e che qui interpreta un madonnaro), 8 1/2, La Dolce Vita, i provini per Casanova, Lo Sceicco Bianco, Federico che interpreta San Giuseppe in L’Amore di Rossellini e sè stesso in C’eravamo tanto amati, Hollywood, Rimini e Roma (materiali di repertorio d’epoca, scelti dagli archivi delle Teche Rai e dell’Istituto Luce) sono montati con una struttura felliniana, autoironica e, come si diceva, inevitabilmente commovente.
Solo il realismo, amoroso e sollecito, ma non per questo smielato, anzi si ride e si applaude, di Ettore Scola avrebbe potuto creare un lavoro così onirico eppure vero, sincero, magico.
Titolo originale: Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini
Nazione: Italia
Anno: 2013
Genere: Documentario
Durata: 93′
Regia: Ettore Scola
Cast: Sergio Rubini, Antonella Attili, Vittorio Viviani, Sergio Pierattini, Tommaso Lanzotti
Produzione: Payper Moon srl, Palomar, Cinecittà Luce, Direzione Generale Cinema
Distribuzione: BIM
Data di uscita: Venezia 2013
12 Settembre 2013 (cinema)