Venezia: Instructions, Rules and Games

A small survey of Artist's Books

Parliamo di regole, di istruzioni; quelle che stabilendo un limite definiscono al tempo stesso un campo d’azione. Apparentemente l’arte contemporanea sembra poterne fare tranquillamente a meno, sembra anzi essersi costruita per gran parte in opposizione. La regola nell’arte attuale si presenta più spesso come lo status quo di cui farsi beffa, se non il presupposto sclerotizzato da sconfessare per guardare altrove. La novità è che, infondo, tra arte e regola il distacco non è poi così netto. Proprio come tra arte e gioco: l’attività ludica, pur essendo totalmente irrazionale, necessita di un preciso schema da seguire per poter accadere, tanto quanto la musica, la poesia, la cucina.

Negli spazi lagunari della galleria MOdenArte, cinque allievi del Laboratorio di Allestimento tenuto da Cornelia Lauf presso lo IUAV di Venezia propongono un evento originale, tutto dedicato a sottolineare la ritualità e le analogie tra queste discipline, e lo fanno tramite un oggetto, il libro, di cui sembra la società stia progressivamente perdendo il ricordo. Una ventina di volumi d’artista vengono offerti in consultazione al visitatore su sostegni ricoperti di carta da giornale: una forte presa di posizione contro l’asetticità del white cube, con il dichiarato intento di togliere la carta stampata “d’artista” dall’aura della pura contemplazione estetica per riportarla al livello di un’esperienza domestica, empirica e familiare.

Così, sfogliando le pagine, il visitatore può apprendere ad esempio come prendersi cura del proprio canarino (F. Deschamps), come fare una torta (John Cage) o come cancellare qualcuno dalla propria mente (Youkyop Kwon); viene invitato a colorare delle vignette con i pennarelli o a ricostruire le opere dell’artista assemblando dei cubi disegnati nascosti all’interno del massiccio volume di Enrico Baj; viene messo all’erta riguardo alle azioni da non fare assolutamente quando ci si mette ai fornelli (Aleksandra Mir), invitato a indossare gli abiti di un altro per un giorno nel libriccino di Cesare Pietroiusti, fino al perentorio e incontestabile “Do it” di Hans Ulrich Obrist.

La sensazione è quella che l’opera non si esaurisca nel libro in sé, ma possa potenzialmente prolungarsi al di là della pagina, in perfetto stile Fluxus, fino a influenzare la vita, o quantomeno la prospettiva, del lettore. In questo caso l’azione artistica non sta nel creare un prodotto da contemplare esteticamente, ma nello stabilire le coordinate di un’azione: l’oggetto su cui agisce l’artista non è la carta ma il lettore. L’arte che infrange gli schemi crea schemi. L’arte che disprezza le regole detta regole. Regole dell’assurdo, apparentemente ineseguibili, gesti prescritti o suggeriti ma comunque destinati a non avere seguito, se non nella nostra immaginazione. L’arte traccia delle linee guida, ma portano fuori strada; lo spiazzamento raggiunge la sua forma più compiuta nell’ultimo luogo in cui ci si aspetterebbe di trovarlo. A partire dagli anni 60 il libro è diventato a pieno titolo un campo di indagine quasi obbligato per l’arte contemporanea. Da allora è stato elaborato nella sua forma, riconvertito nella sua funzione, sovvertito nei contenuti, ma ancora non ha perso il suo carattere fondamentale, quello di essere un veicolo di idee.

2 Dicembre – 5 Dicembre
MOdenArte, Galleria di Arte
sede di Venezia Dorsoduro (Zattere)