Venezia: “Mahi Va Gorbeh (Fish & Cat)” di Shahram Mokri

Voglia di strafare

Venezia 70. Orizzonti
Basato su una storia vera, il film racconta la storia di alcuni studenti che partecipano a un camp di aquilonisti. Il campeggio si trova vicino a una trattoria dove i proprietari servono carne umana.
Attraverso un uso innovativo del piano sequenza, il film racconta la storia da diversi punti di vista, mostrandoci la vita quotidiana di vittime e carnefici senza mostrare una singola scena di violenza.

Fish & Cat è il perfetto esempio di come anche l’idea migliore possa essere rovinata dalla voglia di strafare e dall’incapacità di prendere una direzione chiara. Il film, ambientato in un bosco, è girato in un unico, splendido piano sequenza, in cui i personaggi entrano ed escono come in un’opera teatrale. La macchina da presa decide di volta in volta di seguire l’uno o l’altro, con scene che si ripetono dalla prospettiva di due personaggi diversi e scene che si svolgono in parallelo. Questo crea una molteplicità di punti di vista e piani d’azione, un’espansione del tempo e dello spazio che permette al regista di creare un’opera complessa ed elaborata.

O meglio, permetterebbe: Mokri perde infatti il filo della storia, inseguendo un approfondimento psicologico ridondante che finisce per togliere potenza alla trama principale senza arricchirla. La parte centrale del film si popola così di personaggi superflui e al limite dell’assurdo, da una coppia di gemelli con un braccio amputato a una ragazza che vede i fantasmi. A questo si aggiungono inutili dettagli biografici sui campeggiatori, raccontati in voice-over ridondanti o in dialoghi interminabili che mettono a dura prova la pazienza dello spettatore.

Questi momenti distruggono la tensione creata dalle scene che vedono protagonisti i due Sweeney Todd iraniani, veri tipi lombrosiani che si aggirano per il bosco, generando inquietudine e paura con la loro sola presenza. Magistrale in questo senso è il momento in cui i due si dirigono per la prima volta verso il campeggio: la loro avanzata nel bosco sembra quella di due lupi che vanno a caccia, predatori feroci assetati di sangue, pronti a sfruttare ogni piccolo errore delle proprie vittime. Apprezzabile anche la scelta di non mostrare mai direttamente scene di violenza, mutuata dai film di Haneke, che accresce la tensione e il pathos.

Il film finisce così per risultare deludente, nonostante l’eccellenza della regia e di alcune sequenze. E’ un vero peccato, perché il potenziale c’era tutto.

Titolo originale: Mahi Va Gorbeh
Nazione: Iran
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 134’
Regia: Shahram Mokri
Cast: Babak Karimi, Saeed Ebrahimi Far, Abed Abes.
Data di uscita: Venezia 2013