“Viaggio in corso nel cinema di Carlo Lizzani” di Francesca Del Sette

Ricordi di un Maestro

Giornate degli Autori
Un pezzo significativo di storia patria e storia del cinema attraverso l’esperienza di vita e l’opera filmica di un regista che è forse storico e testimone di cinema prima che autore di film. Carlo Lizzani si racconta, fin dalla sua infanzia romana e su lungo l’esperienza dei Cineguf e le prime esperienze neorealiste, aiutato in questa rievocazione storica da colleghi, attori ed ammiratori/amici che concordano unanimemente sulle sue qualità umane ed artistiche. Senza piaggeria, con “sincerità neo-realista”, ma forse sottacendo la inevitabile presenza di certi passi falsi della sua carriera.

Lizzani è probabilmente poco noto e poco apprezzato: e ciò vale anche per colui che scrive queste note di recensione, che potranno valere forse come primo e necessario “tributo riparatore” nei confronti di un uomo di cinema a tutto tondo che a volte si tende ingiustamente a snobbare. Se si pensa alla storia del nostro cinema, il buon Carlo Lizzani non ricadrà probabilmente nella prima decina di nomi che vengono in mente, oscurato da suoi più famosi collaboratori, amici e compagni di viaggio, e penalizzato forse dalla mancanza di successi internazionali che lo possano imporre con sicurezza nella memoria collettiva dei cinefili. Eppure questo eclettico e coscienzioso artigiano, questa instancabile e generosa (a detta di tutti i suoi conoscenti e sodali) “walking library” di aneddoti, informazioni private e opinioni sul meglio dell’arte filmica italica ha inanellato almeno un gruppetto di pellicole che non meritano certo di perdersi nel dimenticatoio: come la stessa autrice Francesca Del Sette (giornalista e da qualche anno collaboratrice dello stesso Lizzani) ci ricorda con immagini di repertorio, il nostro ha comunque sul suo ruolino di marcia un film neorealista di antifascismo intenso, l’esordio Achtung! Banditi! (1951), delle incursioni atipiche nella commedia italiana (Il carabiniere a cavallo, 1961), ma anche dei tentativi originali di importazione di modelli d’oltreoceano (si pensi a Lo svitato con Dario Fo, del 1954).

Se la sua vena di intellettuale di sinistra impegnato (con momenti di militanza e di consonanza con i grandi del comunismo italiano, da Amendola a Berlinguer) lo ha fatto ritornare spesso ai temi del fascismo e della lotta partigiana (il suo esordio, poi L’oro di Roma, 1961, o ancora Il processo di Verona, 1963, e Mussolini-ultimo atto, 1974), non bisogna dimenticare che a lui dobbiamo anche uno spaghetti-western con Pasolini nelle vesti di predicatore (Requiescant, 1966) e diverse, coraggiose (o forse, temerarie?) incursioni nei generi più diversi (ad esempio il thriller La casa del tappeto giallo, 1983).
Ma, come si diceva sopra, i suoi meriti non si limitano a quelli di regista e di certo non tutte le sue prove cinematografiche sono ugualmente degne, e i toni incensatori di questo pur ottimo documentario non ce lo devono far dimenticare. Fra i sicuri apporti all’arte cinematografica che vanno ascritti a Lizzani, bisogna infatti ricordare la sua opera di rianimazione della moribonda Mostra veneziana, affondata dalla contestazione post-sessantottina: la sua direzione (quattro annate dal 1979 in poi) resuscita la kermesse, la amplia tematicamente e con un coraggio che vede lui e un nuovo gruppo di critici proporre registi e film anche lontanissimi dai territori più vicini ed esplorati (un nome su tutti, il Fassbinder di Berlin Alxanderplatz). Anche solo per questo potremmo essergli grati se siamo ancora qui al Lido a seguire una offerta anche quest’anno ricchissima ed articolata.

Le interviste a suoi amici ed attori (da Giuliano Montaldo a Virna Lisi, da Massimo Ghini a Tatti Sanguineti, dal presente direttore Marco Mueller ad un inatteso Vincenzo Salemme, con una particina ne L’isola) lo definiscono univocamente come onesto e disponibile, paziente ed amabile fino all’incredibile (si ricordano appunto le riunioni fiume della sua non facile direzione veneziana), ma sono spesso molto indulgenti nel giudicare certa sua tendenza agli instant movie che di certo non sono fra le sue cose migliori; parlando di Mamma Ebe o dei film sulla criminalità italiana lo si loda per aver creato un genere; forse a ben vedere non è soltanto un merito quello di aver dato la stura a una tendenza in fin dei conti televisiva che sta col fiato sul collo sui fatti pruriginosi o sulla cronaca spicciola.
Pur amorevolmente “schierato”, questo documento ha comunque, lo ripetiamo, numerosi pregi: da quelli tecnico-compositivi (una costante e intelligente alternanza fra le epoche storiche per mezzo di ponti logici e associazioni mentali), a quelli documentali e storici (una vivace distribuzione di interviste, documenti visivi e confessioni del protagonista). Una chicca è poi rappresentata dalla riscoperta di un backstage girato da un australiano sul set di Achtung! Banditi! e ritrovato fortunatamente a decenni di distanza.
Questo viaggio è dunque a tutti gli effetti un modo assolutamente intelligente per riscoprire un importante pezzo del nostro cinema, con l’unica, saggia avvertenza di andare poi a controllare con i propri occhi i giudizi e le opinioni qui espresse: i film di Lizzani vanno visti, nelle loro migliori e meno buone declinazioni, in attesa del suo ultimo parto, Hotel Meina, che sarà presentato proprio qui a Venezia fra qualche giorno.
Achtung! Cinema!

anno 2007 durata 83′ Beta/DV cam colore paese Italia
regia di Francesca Del Sette
Sceneggiatura Francesca Del Sette
Cast Carlo Lizzani, gli attori e i protagonisti della sua vita
Fotografia Giuseppe Varlotta
Montaggio Roberto Di Tanna
Produzione Oblomov Films srl