“Vitriol” di Francesco Afro De Falco

Italia sperimentale

Vitriol, prima di qualsiasi altra cosa, è uno dei pochissimi progetti sperimentali ideati e creati da un gruppo di giovani under 30 che nell’Italia di oggi può avere l’orgoglio di vedersi prodotto e distribuito a livello nazionale. La produzione della Salvatore Mignano Comunication in realtà non ha fatto un salto nel vuoto: la sua audacia è stata fortemente dettata dall’indiscutibile valore di originalità che Vitriol dimostra fin dalla trama. Si tratta infatti di film definito come un mokumentario (un falso documentario) che potrebbe idealmente porsi alla base di un nuovo filone, a metà tra una regia low-cost con handycam stile The Blair Whitch Project e una sceneggiatura fatta di intrighi e scoperte nello stile di Indiana Jones o del Codice Da Vinci, il tutto però messo in scena nel palcoscenico unico di una Napoli misteriosa e sconosciuta allo sguardo distratto dell’italiano medio, ma anche dello stesso cittadino partenopeo che vive la propria città quotidianamente.

Vitriol è la ricostruzione delle ricerche universitarie di una giovane ragazza napoletana sui simboli esoterici di Napoli, sulle profondità nascoste di questa città, che emergono dal mistero in tutta la loro forza mitica svelando una realtà avvincente fatta di segreti ed enigmi. È forse proprio questa l’originalità di Vitriol: nei grandi film di genere il centro dell’evento è sempre la grande città americana o la misteriosa capitale europea, mentre qui l’avventura si svolge nella stessa Napoli contemporanea di cui ogni giorno parlano i telegiornali per omicidi di camorra o per problemi di spazzatura, una Napoli quotidiana che qui rivela segreti e misteri affascinanti nemmeno troppo nascosti agli occhi di chi se ne voglia interessare.

Il regista Francesco Afro De Falco sembra voler fare di tutto per non dividere mai la Napoli ordinaria da quella segreta che si scopre man mano nel film e infatti la quotidianità della città penetra nella scena con i rumori comuni ad ogni metropoli come il traffico, le sirene o le grida dei passanti. È forse un punto che merita molta attenzione questo, un intento ben studiato da De Falco con il quale intende colpire lo spettatore abituato a una determinata iconografia cinematografica per stuzzicare in lui quella a una prima sensazione può sembrare una stonatura e che si trasforma ben presto in una iniezione di credibilità in grado di dare una forza realistica alla sceneggiatura.

La sceneggiatura di Vitriol infatti potrebbe ricordare per certi versi Dan Brown e il suo Codice Da Vinci, ma qui i collegamenti tra i simboli esoterici, i personaggi storici citati e i luoghi chiamati in causa sono tutti reali, sono l’effettivo prodotto di una vera e propria ricerca di laurea e non il lavoro di una fervida fantasia scaturita dall’intuizione di un complotto internazionale. È così che i riferimenti cercano di coinvolgere ancor di più lo spettatore nelle scoperte della protagonista e di trascinarlo insieme a lei in una città occulta perchè celata allo sguardo distratto del suo abitante che ha perso la capacità di incuriosirsi e meravigliarsi. In questo modo il film cerca di lanciare un messaggio, quello di scendere nel fondo, nei sotterranei segreti, nelle viscere della terra come di sé stessi per riscoprire il cielo e trovare quell’innocenza per la vita che viene annichilita dall’abitudine: Vitriol è infatti un acronimo latino che gli autori del film parafrasano con “quando ci si addentra in oscuri enigmi l’unica fonte di luce è se stessi”.

Se questo realismo sul quale De Falco costruisce il proprio film sembra da un lato esserne il punto di forza, dall’altro invece quasi si trasforma in una ossessione, in uno sforzo eccessivo che intacca la naturalezza di Vitriol dandogli un aspetto piuttosto artificioso.
La regia, che lavora su tre piani (uno filmico di fiction, uno in soggettiva e uno amatoriale per mezzo di una handycam guidata dai protagonisti), cerca di coinvolgere lo spettatore mostrando l’oscurità di ciò che è celato, ma a volte si spinge fin troppo oltre dimenticando il ruolo oggettivo dello spettatore. E allo stesso modo avviene nella sceneggiatura: essa pretende uno sforzo eccessivo del pubblico nel seguire le scoperte dei protagonisti, troppo complesse per permettergli di tentarne una soluzione.
Tuttavia, nonostante questi pericoli relativi al coinvolgimento dello spettatore, questo resta inevitabilmente attratto dal fascino realistico e al tempo stesso esoterico e occulto di Vitriol, a tal punto però che potrebbe rimanere facilmente deluso da un finale stile Indiana Jones piuttosto sbrigativo e dal suo tentativo di restare aperto.

Titolo originale: Vitriol
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Thriller

Regia: Francesco Afro De Falco

Social network: facebook
Cast: Roberta Astuti, Yuri Napoli, Leonardo Bilardi, Stefano Jotti, Gabriella Cerino
Produzione: Salvatore Mignano Communication s.r.l.
Distribuzione: Salvatore Mignano Communication s.r.l.
Data di uscita: 15 Novembre 2012 (cinema)