“WARRIOR” DI GAVIN O’ CONNOR

139 minuti di cinema

Impeccabile quanto The Fighter, pungente e forte quanto Toro Scatenato, Warrior racconta la storia di una famiglia dalle fratture interne, dentro l’anima, che risuonano tra lacrime, rancori e pugni sul ring.

E’ la lotta dell’uomo contro i demoni, del passato e della storia attuale, dalla famiglia alla crisi economica. E’ l’ossessione potente e poetica di Achab nella ricerca della sua nemesi, nel solcare la sua vendetta.
Sono uomini tormentati all’angolo del ring – che è anche la vita – contro Moby Dick.
C’è qualcosa di implacabilmente shakesperiano in Warrior, una grazia classica in questo nuovo film di Gavin O’Connor.
Nato a Long Island nel ’64, O’Connor è produttore, sceneggiatore, attore, ma soprattutto regista di due pellicole emozionanti e brutali: Miracle e Pride and Glory.

La “gabbia” è lo sfondo dove il dramma si compie, dove la balena bianca assume la forma del passato violento, dell’abbandono, di una casa da salvare, una famiglia da proteggere, dove il dolore ritorna a galla.
La “gabbia” è il ring, dove professionisti si sfidano in combattimenti sfrenati e violenti, con tecniche di arti marziali miste.

Due fratelli, delusi e amareggiati, e un padre alcolizzato e violento, Tommy (Tom Hardy), Brendan (Joel Edgerton) e Paddy (Nick Nolte). Una famiglia spezzata. Tommy, scappato dalla crudeltà di quel focolare insieme alla madre, dopo essersi arruolato in marina, torna dall’Iraq, ma è sempre più un animale ferito. Brendan è rimasto accanto al padre, ma ne ha preso a poco a poco le distanze, sposando la compagna di banco del liceo (Jennifer Morrison) e fabbricandosi un guscio familiare protettivo.
A distanza di anni, i tre uomini si ritrovano per l’acclamato torneo di Sparta, una gara ad eliminazioni, dove i combattenti si sfidano per il premio finale di cinque milioni di dollari.
Tommy, ritornato con silenzioso mistero a casa, pretende di essere allenato dal padre – ex pugile -, che è disposto a tutto pur di riafferrare il rapporto con i figli.
Brandan, smette i panni dell’insegnante di fisica e torna in palestra, per assicurarsi il podio.
Tommy combatte per sè stesso e per il suo passato, Brandan per la sua famiglia (la crisi finanziaria gli sta portando via la casa).
I due fratelli si ritrovano, così, a partecipare allo stesso torneo senza esclusione di colpi, oltre i limiti, dove l’unica possibilità di tirarsi indietro è arrendersi.

Warrior ti afferra e ti trattiene, ti lega a sè, sprigionando un’emotività intima.
E se alcune pieghe del film sanno di retorica, se si può percepire il finale (ma non la fine), il senso del talento e del concreto che emana la regia di O’Connor passa sopra tutto. Warrior è una storia dolorosa e appassionante, che evolve lo stile di O’Connor verso un’intensità, assoluta e asciutta.
Non è solo un’ opera sul pugilato o sulle arti marziali. Queste sono solo un pretesto.
E’, come si diceva, la lotta dell’uomo contro la sua personale balena bianca. C’è la passione per la vita, per il riscatto. Ogni pugno sferrato è un grido di vita. Un grido per dire che si è vivi, un grido di protesta e di rifiuto, di perdono, di rivalsa, di rancore, di espiazione, di disperazione, di solitudine. Un grido d’amore.
Perchè come ha scritto il The New York Times “la cosa più disarmante in Warrior è che un film sull’amore.”

Titolo originale: Warrior
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 140′
Regia: Gavin O’Connor
Sito ufficiale: www.warriorfilm.com
Cast: Tom Hardy, Joel Edgerton, Nick Nolte, Jennifer Morrison, Frank Grillo, Kevin Dunn, Maximiliano Hernández, Bryan Callen, Jake McLaughlin

Produzione: Mimran Schur Pictures, Lionsgate, Solaris
Distribuzione: M2 Pictures
Data di uscita: 04 Novembre 2011 (cinema)