“We Shall Overcome” – The Seeger Sessions” di Bruce Springsteen

Springsteen riscopre Pete Seeger e le canzoni di protesta

Con “We Shall Overcome” il Boss chiama in aiuto un agguerrito drappello di musicisti folk e interpreta magistralmente quindici canzoni tradizionali che hanno segnato la storia della lotta politica e civile nel suo Paese. Per non dimenticare.

“The Seeger Sessions” è uno dei dischi più importanti di Bruce Springteen per una serie di motivi. Per prima cosa, è il primo disco di cover del Boss – e già questa è una notizia. In secondo luogo, è stato registrato in due sole session, senza prove e in presa diretta; si può dire che sia praticamente un disco dal vivo. Terzo fatto, è l’azione più forte, più politica, più idealista che il Boss potesse mai concepire. Andando oltre se stesso e il proprio ego, Springsteen si rivolge al passato e recupera lo straordinario lavoro fatto Pete Seeger nella prima metà del ‘900, e portato avanti con integrità e coraggio fino agli anni Sessanta, segnati dalla contestazione e la lotta per i diritti civili. In musica tutto questo prese il nome di Folk Revival; in testa, la voce del Dylan di “Times They Are-A Changin’”.

Ed eccolo qui, un riassunto perfetto delle radici della cultura americana: tredici brani (più due bonus track nell’edizione europea) vecchi almeno di cent’anni, che vanno dallo spiritual alle ballate irlandesi. Antiche melodie irlandesi per violino riprese dai primi minstrel a metà dell’Ottocento (“Old Dan Tucker”); minstrel song che diventano canzoni di protesta (“Jesse James”), ma anche canzoni di lavoro (“John Henry”), e tanto gospel (“O Mary Don’t You Weep”, “Jacob’s Ladder”). Molti di questi brani erano stati recuperati da Pete Seeger con uno straordinario lavoro di ricerca sul campo – fu uno dei collaboratori di Alan Lomax – e restituiti ai contemporanei perché diventassero testimonianza vivente di lotta, civile e politica.

L’interpretazione di queste preziosissime testimonianze – da pelle d’oca quella di “Mrs. McGrant” (motivo irlandese) e di “O Mary Don’t You Weep” (spiritual) – è affidata alla voce del Boss, particolarmente granulosa e sporca, e a un corposo ensemble fatto di violini, ottoni da brass band di New Orleans, chitarre, mandolini e banjo, contrabbasso e percussioni varie, più piccoli inserti di pianoforte e organo Hammond B3. E voci a volontà, ad esprimere un sentimento di coralità piena, presente, qui e ora.

Artisticamente, è un disco importante e suonato con talento e trasporto, e ascoltarlo è soprattutto un grande divertimento. Ma leggendo i testi di queste canzoni non è possibile farsi sfuggire l’intento ultimo di questa operazione: il Boss è sempre più arrabbiato, e non intende smettere di alzare la voce in segno di protesta. E se le sue parole non bastassero, ora ci sono quelle di queste canzoni antiche e meravigliose, che rappresentano la storia del popolo americano e ad esso si rivolgono, per scuoterlo dal torpore e dal sonno della ragione. Come a dire: “We shall overcome, we shall overcome / we shall overcome someday / here in my heart, I do believe / we shall overcome someday.”

Track list:
“Old Dan Tucker”
“Jesse James”
“Mrs. McGrath”
“Oh, Mary Don’t You Weep”
“John Henry”
“Erie Canal”
“Jacob’s Ladder”
“My Oklahoma Home”
“Eyes on the Prize”
“Shenandoah”
“Pay Me My Money Down”
“We Shall Overcome”
“Froggie Went A-Courtin’”
“Buffalo Gals” (bonus track)
“How Can I Keep from Singing?” (bonus track)