“Wolf Creek” di Greg McLean

Due ventenni inglesi Liz e Kristy si mettono in viaggio sulla costa occidentale dell’Australia, per un lungo itinerario in auto alla scoperta dell’outback australiano. Con loro l’amico australiano Ben che presto inizierà una storia d’amore con Liz. Il viaggio volge al peggio quando, tornando alla loro macchina dopo un’escursione nel Parco Nazionale di Wolf Creek, i tre ragazzi scoprono che il motore dell’auto, vecchia e di seconda mano, non si accende. Un aiuto piuttosto inatteso arriva da un carro attrezzi guidato da Mick, un cacciatore del luogo, che li assicura di poter riparare la macchina, non prima però di averla rimorchiata fino alla sua officina. Una volta lì i ragazzi si addormentano intorno a un falò mentre il meccanico comincia a lavorare. Quando Liz si sveglia, trovandosi legata e imbavagliata, ecco che comincia l’orrore senza tregua…

La vicenda è tratta da una delle più crudeli e sanguinose cronache australiane. Agli inizi degli anni ’90 infatti, il cosiddetto “nuovissimo mondo” ebbe modo di conoscere uno dei peggiori serial killer della storia del suo paese: Ivan Robert Marko Milat, più noto con il soprannome di “The Backpacker Murder”, termine derivante dalla tipologia delle sue vittime, ovvero dei comuni saccoapelisti.

I primissimi momenti della pellicola promettono bene, difatti l’utilizzo di uno stile diretto, con macchina da presa a spalla, ci fa vivere il clima avventuroso (vagamente alla Blair Witch) creato dai tre giovani: la loro spensieratezza, gli scambi anche banali (perché bisogna essere sempre sagaci nei film?), il nascere di una simpatia tra Liz e Ben che sfocia in un imbarazzante e goffo bacio. Si aggiungono anche le affascinanti panoramiche australiane, i vasti spazi e gli spettacolari tramonti. Mentre si prosegue nel percorso ci si pone la questione sulla natura di questo film che per i primi 15 minuti non fa sentire nemmeno un po’ di tensione. Ma poi, finalmente, si arriva a Wolf Creek, il luogo dove nel 1947 cadde un’enorme meteorite lasciando un’altrettanto vasta impronta sul terreno. Quando i ragazzi abbandonano l’auto già ci si pregusta il peggio ovvero presenze aliene, magnetismi, strani esseri che spuntano dal sottosuolo… E invece no, solamente due orologi fermi e un’auto in panne. Quello che si preannunciava come un thriller fantascientifico d’ora in poi abbandona il suo cammino per inoltrarsi in uno scontato horror bucolico: un vero U-Turn direbbero gli anglofoni, anzi un vero Wrong Turn visto che il cambio non risulta geniale (e che a partire da qui il film assomiglia a quello dell’antesignano Rob Schmidt).

Gli ultimi momenti di tensione si provano quando l’auto coi tre ragazzi viene trainata da Mick lungo un’interminabile strada immersa nel buio totale, nel nulla della provincia australiana, senza avere la minima certezza sulla destinazione. E l’ultimo colpo di scena si ha quando, dopo aver trascorso una cena in apparente armonia, Liz si risveglia il mattino dopo legata ed imbavagliata.

E’ da qui che il film precipita in un horror dal solo gusto splatter che metterà a dura prova i deboli di stomaco senza ricompensarli con qualche colpo di mano in grado di salvare una sceneggiatura facilmente preannunciabile. Mick inizia il suo massacro partendo da Kristy e Ben fino a Liz: l’uomo non vuole finire subito le sue vittime ma da bravo maniaco che si rispetti le uccide un po’ per volta squartandole, vivisezionandole, mutilandole. Dopo un po’ si scopre che il pazzo aveva una bella collezione di turisti nel suo “curriculum mortae”, di cui ha conservato foto, filmini e soprattutto automobili, tanto che il suo ranch potrebbe assomigliare ad un concessionario.

Titolo originale: Wolf Creek
Nazione: Australia
Anno: 2005
Genere: Horror
Durata: 99′
Regia: Greg McLean
Sito ufficiale: www.wolfcreekmovie.com
Cast: Cassandra Magrath, Kestie Morassi, Nathan Phillips, John Jarratt, Andy McPhee
Produzione: True Crime Channel, Best FX- Boomsound
Distribuzione: Timecode
Data di uscita: 18 Novembre 2005