“Wrecking Ball” di Bruce Springsteen

Disponibile il nuovo album del Boss

E’ uscito il 6 marzo, l’ottimo Wrecking Ball, album in studio
numero diciassette di Bruce Springsteen. Disco molto duro, rude, i cui
testi sono specchio di una disillusione che permea l’intero album, ma
che non impedisce al “Boss” di urlare la sua rabbia.

Il filo conduttore
è, ancor più di quanto ci avesse già abituato, una musica folk le cui
sonorità irlandesi sfociano perfino in una vera e propria “jiga”. Ma ci
sono anche gospel, rock e, perfino, hip-hop.

Qualcosa sembra essersi spezzato rispetto al precedente Working on a
Dream
: è sufficiente leggere i titoli. Nel 2009, il sogno americano,
la voglia di una grande America unita e “libera” guidata da Barack
Obama, simbolo di un paese volenteroso di cambiare e di guadagnarsi il
ruolo di “guida”, ora con un’accezione del tutto democratica.
Wrecking Ball, la palla demolitrice. Non c’è spazio per i sogni o per
le speranze.

“Ora mi dici che il mondo è cambiato. Ora che ti ho reso abbastanza
ricco da farti dimenticare il mio nome”, Bruce lo cantava nel ’95, ma
lo potrebbe cantare oggi. Quella palla demolitrice che ha raso al suolo
ogni speranza, ma anche ogni dignità. “Avevo amici costretti a disfarsi
della casa in cui vivevano. La crisi economica stava iniziando a mordere
violentemente, però nessun colpevole finiva in galera”. Così nasce
Wrecking Ball, tra tutti gli album del “Boss”, probabilmente il più
incazzato e la cui potenza si sprigionerà presto nel galattico tour
pronto a partire da Atlanta il prossimo 18 marzo e che a giugno farà
tappa anche in Italia a Milano, Firenze e Trieste.

Già dal primo pezzo è percebile l’amarezza, “fil rouge” dell’album.
We take care of our own: “I’ve been knockin’ on the door that
holds the throne” (“Ho bussato alla porta che detiene il trono”) canta
Springsteen, per poi lanciarsi nell’ironico ritornello “We take care of
our own”, che di rassicurante ha ben poco.

Attenzione merita Jack of all trades, bella ballata romantica per
piano, che non tradisce però l’intento del “Boss”: “The banker man
grows fatter, the working man grows thin. It’s all happened before and
it’ll happen again. They’ll bet your life” (“Il banchiere diventa
sempre più grasso, l’operaio diventa sempre più magro. E’ tutto già
accaduto in passato e accadrà di nuovo. Scommetteranno sulla tua
vita”).

E sonorità eminentemente irlandesi accompagnano il brano seguente
Death of my hometown. Musica e spensieratezza per uno dei testi più
crudi dell’intero album. Il Boss è veramente incazzato e se la prende
con i predatori e gli avvoltoi che hanno portato la morte nella sua
città. Parla sempre di banchieri, capitalisti, dei “ladri senza
scrupoli”.

Ancora un ballatone, ma questa volta per chitarra acustica, è You’ve
got it
. Nel corso del pezzo, però, si aggiungono pianoforte, batteria,
basso, chitarra elettrica ma, soprattutto, dei fiati che costruiscono
una pienezza veramente disarmante.

L’album ha preso un’altra piega: il “Boss” sembra voler lasciare uno
spiraglio di speranza, ora per l’amore, ora per la forza del popolo.
Questa è la splendida Rocky Ground, gospel di una classe che è
“oltre”, ma che poi si trasforma in un inaspettato hip-hop.
Quindi, ancora un po’ di gospel: Land of hope and dreams, che risale
addirittura al 1998, ma la cui rabbia ben si adatta con il proposito del
2012.

Chiude We are alive, che prende in prestito il riff di fiati di Ring
of fire
di Johnny Cash. “Storia magistra vitae”: excursus della storia
americana dalla guerra civile ai giorni nostri.
Wrecking ball è un bell’album, denso di significato. Esempio di
un’America ancora alla ricerca di una dignità e bisognosa d’amore.
Un’America che si lasci alle spalle ogni bruta fisicità per aprirsi
verso un destino di “democrazia illuminata”.

Tracklist:
1. “We take care of our own”
2. “Easy money”
3. “Shackled and down”
4. “Jack of all trades”
5. “Death to my hometown”
6. “The depression”
7. “Wrecking ball”
8. “You’ve got it”
9. “Rocky ground”
10. “Land of hope and dreams”
11. “We are live”
12. “Swallowed Up” (iTunes)
13. “American Land” (iTunes)