“ZIA ANTONIA SAPEVA DI MENTA” DI ANDREA VITALI

Mistero all'aglio

Zia Antonia sa di menta: e quindi, quando inizia a sapere di aglio, qualcosa che non va, c’è.

C’è ma non si vede: al limite si annusa. E l’odore del sospetto si insinua nelle narici del nipote buono buono buono Ernesto – buono – e in Suor Speranza, superiora trentina dell’ospizio di Bellano, maniche della tonaca sempre arrotolate, che quello che dice, si fa; ma anche nel medico Fastelli, che ride e sorride e rifiuta – nomen omen – di pensare male; e poi anche nelle narici del nipote cattivo e farlocco, il bidello Antonio, buono solo a quell’esercizio fisico lì che l’Augusta si ritrova a dover adempiere a qualsiasi ora del giorno e della notte; e infine nell’Augusta stessa, che quando l’esercizio per tre giorni si interrompe, allora sì che c’è da avere qualche sospetto.

E di mezzo ci sono anche il prevosto, la perpetua, il direttore della scuola e quello della banca; e un’altra suora, Aspasia, sorda completa ma in grado di riconoscere perfettamente l’odore dell’aglio.

Zia Antonia sapeva di menta (Garzanti, novembre 2011) è la storia – piccola, asciutta, veloce e rinfrescante, proprio come una mentina – di un mistero fai-da-te, da risolvere in quattro e quattr’otto. Un mistero elementare, semplice semplice. Una commedia degli errori tutta umana, ambientata nell’ ospizio di Bellano, dove un bel giorno la Zia Antonia decide di iniziare un inspiegabile sciopero della fame, della sete, e della parola.

È la Bellano di Olive Comprese e di tutti i romanzi di epoca fascista con cui Andrea Vitali ha regalato ai lettori italiani sorrisi puliti a piene mani. Ma questa volta l’autore fa un salto temporale: siamo negli anni ‘70, niente più podestà, ma le stesse relazioni semplici (?) della vita di un piccolo paese.

Vanno in scena microstorie di un mondo fatto di strette di mano, occhiate eloquenti, senso di responsabilità, strappi alla regola così caserecci da fare tenerezza. Un mondo in cui i sentimenti – la fiducia, la vergogna, il rispetto, l’allegria, la gelosia, l’invidia – non hanno filtri. Sono limpidi, diretti.

Eppure, anche qui, non tutto è come sembra. Perché, se Suor Speranza, nel suo personale bestiario con cui definisce dentro di sé tutte le persone che incontra, ha pensato al maiale per descrivere Ernesto, beh, allora…

Andrea Vitali concentra in 147 pagine una ventata di umore, continuando a dar vita a un mondo – quello della Bellano dei suoi romanzi che ha conquistato 2 milioni di lettori, scrive la fascetta promozionale – autosufficiente, inalterabile rispetto allo scorrere del tempo. Una trama piccola, semplice e lucida e una parola felice: starebbe benissimo su un palcoscenico.

Andrea Vitali, Zia Antonia sapeva di menta, Garzanti, 2011, pp.147, euro 13,90
http://www.andreavitali.net/