Venezia 67. Fuori Concorso
Nel 2010 Zebraman ha immancabilmente sconfitto gli alieni che minacciavano la sicurezza dell’umanità dopo un lungo e sofferto processo che l’ha portato a scoprire i suoi poteri e a combattere con coraggio la minaccia aliena.
In questo sequel l’azione si sposta nel 2025. Shinichi/Zebraman si risveglia in mezzo a una strada allo scoccare delle 17. Ha i capelli completamente bianchi e sembra intontito e sperduto. Uno squadrone di personaggi col visto nascosto da un’inquietante maschera a strisce bianche e nere si avvicina, armato fino ai denti e con atteggiamento poco rassicurante. Inseguono Shinichi e lo crivellano di colpi. Il Nostro, trasportato in un luogo sicuro da un ignoto salvatore, ritrova un cresciuto Asano Shinpei in veste di wannabe medico che lo cura e gli spiega la situazione del Giappone attuale.
Un losco personaggio ha preso il potere come governatore, ha cambiato il nome di Tokyo in Zebra City e ha deciso di istituire il cosiddetto Zebra Time: per dieci minuti ogni giorno i potenti sono autorizzati ad agire al di là della legge. In questo modo i criminali vengono eliminati e insieme a loro i deboli e i malati. A coadiuvare il governatore c’è la sensuale figlia Yui, un concentrato di cattiveria, una Lady GaGa dark e possibilmente ancora più trash che aiuta la propaganda paterna con canzoni di successo sotto l’esplicito pseudonimo Zebra Queen. Lo scopo dei due è quello di rintracciare una bambina, scampata alla lotta agli alieni di quindici anni prima e che ancora ospita nel suo corpicino mai cresciuto un’entità extraterrestre. Shinichi dovrà lottare per riottenere la memoria e i suoi pieni poteri, dovrà impedire il rilascio dell’entità aliena e dovrà cobattere contro il peggiore dei nemici: sè stesso. La vita di un supereroe non è mai facile.
Takashi Miike chiude la sua personalissima tripletta alla 67° Mostra del Cinema di Venezia con la presentazione, in prima mondiale, di questo Zebraman 2: Attack on Zebra City (questo il titolo internazionale), sequel della pellicola di culto del 2004 Zebraman. Le vicende del supereroe che si ispira alla serie televisiva degli anni settanta più sfigata del mondo (chiusa dopo sette puntate per mancanza di spettatori) si sviluppano da un raffinato ma bambinesco spoof degli eroi che combattono robottoni e mostroni di gomma a un adolescenzial/adulto film postapocalittico ambientato in una realtà distopica che utilizza più marcatamente i temi e le dinamiche sci-fi. Anche i costumi e le tecniche di combattimento variano di conseguenza, diventando più futuristiche e meno bimbo friendly: latex a profusione, bianco e nero, e super velocità la fanno da padrona durante tutta la durata della pellicola.
Inoltre Miike riesce nel tentativo di sviluppare anche le tematiche. Se le dinamiche narrative del primo episodio ricalcavano stereotipi semplici e innocui (l’eroe riscatta una vita di soprusi e prese in giro acquistando incredibili poteri e salvando la terra da una minaccia ferale), in Zebraman 2 vengono introdotte tematiche più impegnative (seppure vengano proposte nel classico involucro miikiano, caciarone e confusionario) , che calzano meglio con la struttura fantascientifica e che comunque sottolineano la crescita di un personaggio che ne ha fatta di strada nonostante la sua nascita fosse quasi uno scherzo cinematografico. Molte altre cose si potrebbero dire di questo film semplice, veloce e scattante. Ma solo di una ci sentiamo veramente sicuri: Takashi Miike, fra tutti quelli che sono stati coinvolti in questo film (spettatori, attori, produttori, selezionatori), è sicuramente quello che si è divertito di più.